Confinato oltre la mezzanotte, quando i bimbi sono a letto e chi lavora pure, Povia alla fine ha cantato (e sarebbe stato meglio che non ci fosse null’altro più, mi dicono alcuni).
La canzone, lo ammetto, non è brutta. Il testo è osceno, insulso, banale, inutile, fuorviante, diseducativo, ma la melodia c’è. Melodia alla Sanremo, sia chiaro: del resto, sono solo canzonette.
Canzonette o non canzonette, non ci rimane che sperare che Povia sia eliminato, fosse solo per il fatto che lui ha utilizzato le nostre vite ed i nostri sentimenti, per farsi pubblicità.
Non è un caso però che Paolo Bonolis abbia deciso di confinare a fine serata Povia e la sua colossale operazione di marketing musicale, nella quale, chi più chi meno, siamo tutti un po’ caduti. Come non è un caso che al centro della serata ci sia stato il grande Roberto Benigni e le sue straordinarie parole.
“Con Benigni siamo uno a uno”, mi ha scritto per sms un amico, al termine dell’intervento del comico toscano. In realtà non è così. Benigni, senza neppure citarlo, ha sotterrato Povia, lo ha ridotto a cenere, ha portato la palla al centro del campo ed ha fatto uno, due, cinque, dieci goal. Sia per la sua collocazione a metà serata, in periodo di massimo ascolto – e ci credo, con tutto quello che è costato alla RAI averlo! -, sia per le sue straordinarie capacità di tenere incollati i telespettatori, sia per la sua verve, la sua simpatia, la sua semplicità, la sua eccezionale abilità di saper mixare comicità e riflessione, riso e pianto, come abbiamo visto in La Vita è Bella.
Insomma. Dopo la prima serata di Sanremo, non me la sento di dire che Bonolis abbia toppato. Da laico quale è sempre stato (non dimenticherò mai il suo intervento a Markette a difesa dei professori della Sapienza che rifiutavano la lectio magistralis di Papa Ratzinger), Bonolis non ci ha deluso, anzi, ci ha regalato uno spot ben più importante di tanti sudatissimi gay pride.
Vediamo stasera cosa succederà.
Alessio De Giorgi
Direttore di Gay.it