La Chiesa d’Inghilterra sta attraversando un momento burrascoso: dopo le minacce di scisma dalla parte più ortodossa in caso di approvazione di matrimonio gay (LEGGI >), il vescovo di Grantham ha rivelato al Guardian di essere gay e in una relazione (di celibato) con un altro uomo.
Il vescovo Nicholas Chamberlain ha affermato di non aver mai nascosto il suo orientamento sessuale e che ne era a conoscenza anche chi ha deciso di affidargli, lo scorso novembre, il suo attuale incarico: nientemeno che l’arcivescovo di Canterbury Justin Welby. “La sua nomina è stata decisa sulla base delle sue competenze e capacità nel servire la chiesa nella diocesi di Lincoln. Vive rispettando i canoni previsti per il clero e la sua sessualità è completamente irrilevante, per noi e per il compito che deve svolgere”, aveva dichiarato il massimo esponente della Chiesa d’Inghilterra.
L’importante coming out ha generato una reazione a catena e ben 14 preti hanno rivelato dopo Chamberlain di essere omosessuali e di aver sposato, contro le indicazioni dogmatiche della fede, il proprio partner in segreto. I prelati hanno inviato una lettera, anche loro al Guardian, in cui chiedono che ogni diocesi sia libera di decidere in modo autonomo se consentire e celebrare nozze tra persone dello stesso sesso.
Le regole della Chiesa sono chiare: i sacerdoti eterosessuali possono sposarsi mentre quelli gay devono restare celibi. Questa “doppia misura” è stata “addolcita” da un provvedimento del 2011, che consente ai sacerdoti omosessuali uniti civilmente di diventare vescovi: unica prerogativa imprescindibile è, appunto, il celibato.
Secondo alcune associazioni sarebbero 11 i vescovi anglicani gay a non praticare il celibato: ora la pressione è altissima ed è sempre più difficile ai vertici religiosi mantenere il divieto. Che Welby consenta la rottura del celibato e il matrimonio omosessuale, dopo le progressive aperture degli anni scorsi?
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