Boris Johnson ha annunciato che il suo governo è al lavoro su un divieto alle cosiddette terapie di conversione, ma simile divieto non contemplerà la persone transgender. Questo vuol dire che fantomatici ‘curatori’ potranno continuare a distruggere vite, intervenendo su giovani ragazzi e ragazze trans con l’obiettivo di farl* tornare ‘normali’.
Una vergognosa decisione che ha scatenato l’ira delle associazioni lgbtq inglesi, con oltre 100.000 firme raccolte in pochi giorni per chiedere al governo di tornare sui propri passi, ampliando il divieto assoluto delle terapie riparative all’intera comunità queer.
Ebbene ora anche la British Medical Association (BMA), l’UK Council for Psychotherapy e il Royal College of Psychiatrists hanno ufficialmente chiesto al governo inglese ad estendere il divieto alle persone trans. La dott.ssa Latifa Patel, presidente ad interim dell’organismo di rappresentanza della BMA, ha ricordato come la British Medical Association sia da sempre contraria alle cosiddette ‘terapie di conversione’. “È con grande sgomento che leggiamo i rapporti secondo cui il divieto alle terapie non si estenderà alle persone transgender, nonostante non ci siano prove di sorta che si tratti di una forma credibile di medicina“, ha tuonato la dott.ssa Latifa Patel.
Il Council for Psychotherapy del Regno Unito ha affermato di aver “ripetutamente offerto” il proprio aiuto al governo “nello sviluppo di una legge in un settore così tanto complesso, per proteggere le persone dalla terapia di conversione senza influire su una terapia etica sicura“.
Boris Johnson ha insistito sul fatto che vietare la terapia di conversione alle persone trans sarebbe “complesso”, suggerendo erroneamente che un divieto simile potrebbe impedire discussioni di qualsiasi tipo sull’identità di genere. Il premier ha annunciato anche l’intenzione di voler vietare lo sport professionistico alle atleti transgender, replicando quanto asserito da Donald Trump negli Usa. La British Association for Counseling and Psychotherapy si è detta “scioccata e delusa” dalla decisione presa dal primo ministro. “Un divieto che riguardi solo la terapia di conversione per la sessualità e non l’identità di genere è inadeguato“, ha precisato l’organismo.
Il dottor Adrian James, presidente del Royal College of Psychiatrists, si è detto d’accordo. “La terapia di conversione provoca gravi sofferenze fisiche e psicologiche, viola i diritti umani di tutte le persone LGBTQ+ ed è una forma di tortura“.
La British Psychological Society, l’Anna Freud National Center for Children and Families e l’ente di beneficenza per la salute mentale Mind hanno rilasciato dichiarazioni simili, chiedendosi perché il governo abbia apparentemente ignorato anni e anni di ricerche, che certificano come soprattutto le persone trans britanniche abbiano dovuto subire le atroci terapie di conversione.
Dinanzi alla decisione presa da Johnson, oltre 120 organizzazioni LGBT+ si sono ritirati dalla conferenza LGBT+ Safe To Be Me, istituita proprio dal governo, che sarebbe dovuta andare in scena in questi giorni.
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