“L’omosessualità non era nemmeno una parola prima di Oscar Wilde – ha spiegato Rupert Everett alla Berlinale, dove ha presentato il suo esordio da regista The Happy Prince nella sezione Berlinale Special – E certamente non era una cosa discussa dalla società nel suo complesso. In cento anni siamo passati da un uomo assassinato per la sua sessualità a dove siamo adesso, e dobbiamo averlo a cuore poiché Oscar è l’inizio di quel viaggio. Nel nostro mondo, oggi, essere gay è ok, ma in molti altri, come Russia o Uganda, è davvero disastroso”.
“Essendo un attore gay – continua Everett – ci sono molti paralleli con l’essere un escluso o comunque una persona non accettata. Ciò mi ha spinto a raccontare la storia di Oscar Wilde. Ho messo molto di me nel film. La storia di The Happy Prince me la leggeva spesso mia madre quando avevo sei o sette anni. E mi ricordo anche il suo abbigliamento, un vestito corto, cosa insolita per una donna convenzionale come lei”.
L’attore inglese ha poi ricordato la difficoltà nel realizzare il progetto: “Mancavano i finanziamenti. E abbiamo iniziato a ottenerli dopo che ho fatto Oscar Wilde a teatro. Per me è stato molto utile prima di affrontare la prima prova come regista. Al montaggio mi sono accorto che la mia prova era la più debole. Però, in post-produzione, ho potuto aggiustare il personaggio. Tra i miei modelli c’è Visconti che aveva il culto dell’immagine. Ed è stato una delle fonti d’ispirazione con cui mi sono avvicinato a questa storia. Per la parte di Constance ho subito pensato a Emily Watson e ho scritto il personaggio già pensando a lei“.
Nel ruolo della moglie di Wilde, Constance, troviamo infatti la bravissima Emily Watson, l’indimenticabile Bess de Le Onde del Destino di Lars Von Trier per cui fu candidata all’Oscar: “Constance non si può non amare – ha spiegato l’attrice inglese – Aveva un fuoco interiore che attirava le persone. Mi ha molto aiutato un libro su di lei. È stata vittima della terribile ipocrisia della società del tempo. Ha dovuto lasciare il Paese quasi disonorata ed è morta giovane, da sola. Anche Wilde è stato molto crudele con lei”.
“Rupert come regista ha molta autorità – conclude la Watson – e non aveva nessun dubbio su quello che doveva fare. È stato un piacere lavorare con lui”.
The Happy Prince è stato coprodotto dall’italiana Palomar e dovremmo vederlo in sala durante l’anno.
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