Si sa che la Russia non accetta la comunità LGBT. Da quando è stata approvata la legge che vieta la “propaganda gay”, la popolazione russa si è sentita legittimata ad individuare, umiliare e picchiare gli omosessuali. Per non parlare delle aggressioni verso le persone trans, o alcune coppie e famiglia omogenitoriali costrette a scappare dalla Russia per evitare di essere arrestate o vedersi allontanare i figli. O ancora, le morti registrate. Per non parlare del silenzio complice su quanto avviene ai suoi confini, ad esempio nella ormai tristemente famosa Cecenia.
Ma cosa c’è dietro? Da dove deriva quest’odio? E soprattutto, da dove parte? Dalla popolazione russa, dai media o dal governo di Vladimir Putin? Non ci sono altri problemi, ben più gravi, a cui il governo dovrebbe pensare? Sembrerebbe di no. E così, la comunità LGBT vive sempre nel timore di essere scoperti, di essere picchiati o perfino uccisi. Davanti l’indifferenza delle autorità.
Cosa si nasconde dietro l’odio della Russia verso la comunità LGBT
Una domanda che ci si pone è: “il governo russo odia i gay?“. La risposta, come anticipato qualche riga più su, merita una premessa. Problemi economici, natalità bassissima, conflitti etnici, sanzioni, tensione diplomatica. E una politica completamente nelle mani di una sola persona. I problemi che il governo russo deve affrontare sono diversi, ma di certo non per colpa degli LGBT.
A scatenare in parte l’avversità verso le coppie gay, forse, potrebbe essere uno di questi punti: non potendo avere figli, non contribuiscono alla natalità in Russia. Ma da qui fino ad arrivare a violenze e uccisioni, sembra un po’ esagerato. E scavando ancora un po’, si scopre che non è tanto il governo ad aver avviato una guerra contro i gay, ma ha semplicemente sostenuto la visione del russo medio. Una visione omofoba.
L’omofobo russo medio
Un società chiusa, che considera diversa e malata qualsiasi cosa non rispecchi il modello a cui il russo medio è abituato. A questo, si aggiunge Vladimir Putin, il politico assetato di potere che da anni siede al Cremlino assecondando la popolazione. Una legge che va contro i gay rafforza il suo potere? Ecco il divieto della propaganda LGBT. Se poi questo potrebbe anche “contribuire” ad aumentare le nascite nel Paese, ancora meglio.
Ma non solo. Il gay visto come essere debole, forse effemminato, non piace al russo virile e tutto d’un pezzo, che nella sua visione guarda ai soli valori tradizionali, classificando come innaturale qualsiasi altro orientamento.
A conferma, c’è un interessante sondaggio realizzato nel 2018, in cui si nota come la popolazione russa sia completamente disinformata, tanto da pensare che gli LGBT stiano cospirando per distruggere i valori tradizionali del Paese. Sono i due terzi dei russi ad avere questo timore, secondo quanto rilevato dal Centro di ricerca sull’opinione pubblica russa. Per la precisione, il 63% teme l’esistenza di una vera e propria organizzazione, che punta a scardinare i valori tradizionali russi per imporre le cattive abitudini occidentali. Solo un 24% ha scoperto che gli attivisti LGBT non intendono organizzare un attentato alla cultura russa.
E da questi risultati, la politica prende spunto per mostrarsi “dalla parte del popolo“, mentre, sostentando anche economicamente network dediti alle fake news propagandistiche contro i gay, alimenta questo circolo.
Svetlana Zakharova, responsabile delle comunicazioni della rete russa LGBT, ha spiegato:
Tali risultati riflettono in molti modi le politiche ufficiali delle autorità russe. Sfortunatamente, è esattamente la retorica promossa attraverso i più grandi mass media, che sono per lo più controllati dallo Stato.
Un po’ di storia
Come in altri Paesi, anche la Russia, nei tempi antichi, aveva dichiarato illegale l’omosessualità. Nel XVII e XVIII Secolo, l’omosessualità era illegale e prevedeva la pena di morte. Nell’800, in particolare, venne approvata una legge che criminalizzava il sesso anale. Con la nascita nel 1917 della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa, il governo del Partito Comunista decriminalizzò l’omosessualità, permettendo anche l’accesso a incarichi governativi.
Ma con l’arrivo di Stalin, nel 1933, le persone omosessuali tornano a non essere gradite, con pene che arrivavano fino a 5 anni di lavori forzati.
Più o meno dagli anni ’30 fino al 1993, l’omosessualità è tornata ad essere illegale. Un omosessuale poteva essere identificato addirittura come un cospiratore fascista. Contro le persone gay quindi si era creata una vera campagna d’odio, che li considerava dissidenti. L’omosessualità era vista come un crimine verso la natura e verso la società. Erano molti coloro che si sposavano con una donna, nonostante la propria omosessualità, conducendo così due vite parallele: quella etero che gli consentiva di lavorare e di non finire in un gulag, e quella “gay”, che prevedeva incontri in gran segreto.
Ma ciò che è interessante, è il pensiero della società. Un sondaggio realizzato all’inizio degli Anni ’90 rivelava che il 30% della popolazione pensava che le persone omosessuali dovessero essere liquidate. Era la minoranza più odiata in Russia. Solo qualche anno dopo, un ulteriore sondaggio mostrava che solo un 5% pensava che gli omosessuali dovessero essere liquidati, mentre il 30% li voleva isolati dal resto della società.
Sotto la pressione dell’Europa, nel 1993 la Russia depenalizza l’omosessualità. Ma l’omofobia rimane alta. La Chiesa Ortodossa si è sempre mostrata assolutamente contraria. Negli anni 2000, la comunità LGBT è stata incolpata della diffusione dell’AIDS e della decadenza morale della società. Dal 2010, la battaglia entra anche nella strategia di politica estera, contro l’Occidente per la difesa dei valori tradizionali. Nonostante questa repressione e l’odio, la cultura gay si sta espandendo sempre di più. Forse, un giorno anche in Russia due persone potranno scambiarsi un bacio senza essere arrestati.
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da notare, dal 2010 viene condotta anche in politica estera. gli effetti sì vedono ovunque sul pianeta, questo dato è significativo. l’azione è dettata da un allarme che cmq è ingiustificato, in quanto le tradizioni devono fare posto alle avanguardie. quest’ ultime sono quelle che contano.