Saw, il sito web russo che ‘caccia’ le persone LGBT fornendo nomi, indirizzi e foto

Ad ogni aggressione corrisponde un premio.

saw
2 min. di lettura

Si chiama Saw, come la saga di film horror. In Russia però non è una pellicola, bensì un sito web che raccoglie i nomi, gli indirizzi di casa e le foto di attivisti e persone LGBT. E mette in palio premi e soldi a chi li trova e li aggredisce. In alcuni casi, li uccide. E’ quello che è successo a Yelena Grigoryeva, comparsa nella lista di Saw e assassinata con 8 coltellate domenica 21 luglio. Qualche giorno prima di essere uccisa, aveva scritto un post su Facebook in cui parlava di questo sito, il quale era stato bloccato dalla Polizia il 17 dello stesso mese. Ma dal giorno della sua creazione, nella primavera del 2018, Saw è stato chiuso e riaperto decine di volte. La polizia non è mai riuscita (o non si è preoccupata) di rintracciare i responsabili. 

Nel suo post, Yelena Grigoryeva aveva spiegato che su Saw si offrivano premi a chi rintracciava simpatizzanti o membri della comunità LGBT e li aggrediva, mentre si offrivano dei soldi (200 rubli ovvero 3 euro) a chi dava informazioni sulla presenza di omosessuali. Chiedeva invece 1500 rubli (21 euro) per rimuovere un nome dalla lista. Inoltre, una sezione di Saw riguardava anche i “cacciatori”. Questi erano coloro che portavano a termina un’aggressione, guadagnando punti. Ogni cacciatore aveva la sua foto, una breve descrizione e un elenco di quello che aveva fatto al gay di turno.

Di tutte le aggressioni che si sono registrare in Russia, però, nessuna si ricollega a questo sito. Sono solo gruppi di omofobi che non ci pensano due volte ad aggredire una persona. Come fosse un gioco. La lista di persone da trovare e aggredire era già presente dalla scorsa primavera, e nel corso dell’ultimo anno e mezzo ha continuato ad aumentare. A luglio, era presente anche il nome dell’attivista uccisa.

La Polizia non si preoccupa del sito web Saw

La Polizia ha indagato senza approfondire il caso, e non prendendo in considerazione l’odio omofobo di quella piattaforma. A confermare questo, è Svetlana Zakharova, la responsabile delle comunicazioni e membro del consiglio di amministrazione della rete russa LGBT.

Il fatto che questo sito Web esista da così tanto tempo senza alcuna reazione da parte delle autorità è molto significativo; racconta molto dell’omofobia nei livelli istituzionali dei russi.

In realtà, l’opinione di una parte dei cittadini russi è messa in secondo piano, ma è completamente diversa dall’avversione del governo di Vladimir Putin nei confronti delle persone omosessuali. Difatti, se una parte consistente della popolazione pensa che dare la “caccia ai gay” sia un gioco a premi, il 43% pensa che dovrebbero avere gli stessi diritti dei cittadini eterosessuali. Il sondaggio è stato condotto da The Moscow Times, un giornale russo ma in lingue inglese.

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