Una prima serata attesissima, per il 70esimo Festival di Sanremo, segnata dal ciclone Fiorello, dall’annunciata voce di Tiziano Ferro e dal papabile folle look esibito sul palco dell’Ariston da Achille Lauro. Una lunghissima diretta da ammirare insieme, con inevitabile pagella in costruzione.
Tiziano Ferro – Nel Blu dipinto di Blu: a 50 minuti dal via Amadeus chiama sul palco Tiziano, che a schiaffo scende le scale per cantare il più famoso brano della musica italiana nel mondo. Smoking in doppiopetto, farfallino e milioni di italiani a urlare ‘Volare’ davanti alla tv. Visibilmente emozionatissimo, sorridente, un trionfo, con il pubblico che grida ‘Tiziano! Tiziano!’ – Voto: 7 – Ritorno sul palco per cantare Almeno tu nell’Universo, capolavoro di Mia Martini. E Tiziano, in stile juke-box, la esegue inizialmente impeccabilmente, per poi emozionarsi, strozzarsi pesantemente, faticare e finire in lacrime, tra le braccia di Amadeus – voto: 6.
Fiorello: pronti, via, ed è subito il Fiorello Show. Vestito da Don Matteo, a ruota libera anche politicamente parlando, tanto egocentrico quanto travolgente, esilarante nel perculare l’amico Amadeus. In 10 minuti direziona il Festival sulla strada del sorriso. Se sì parte alla grande, è merito suo. E che coppia, con Amedeo – voto: 8
Diletta Leotta – look principesco, di giallo vestita con cinta nera. Un’Ape Maia bella e preparata, prima di tornare per dar vita ad uno sketch ‘calcistico’, particolarmente scontato, e successivamente precipitare in un retorico e abbastanza terribile monologo sulla bellezza. Troppo impostata, costruita, mai neanche lontanamente spontanea – Voto: 5
Rula Jebreal – abito tutto tempestato di brillanti, di una bellezza ipnotica e di un’eleganza invidiabile. “Le scale più belle che abbia mai sceso sono quelle che ho sceso a 20 anni. Quelle dell’aereo che mi ha portato in Italia“. Donna straordinariamente intelligente, torna sul palco per parlare di violenze sulle donne. Potente il monologo, potentissimo, anche nel ricordare quanto accaduto a sua madre, per anni violentata. Dopo settimane di inutili polemiche sulla sua presenza, la meritata standing ovation. Che straordinario Paese è questo – voto: 8.5
Al Bano e Romina Power: medley revival tutto grandi classici anni ’80, prima di concedersi un playback sfacciato sulle note di un inedito firmato Cristiano Malgioglio, dai ritmi del bosforo in salsa ozpetekiana. Hanno perso lo smalto di un tempo, d’altronde l’età è quella che è, ma l’effetto nostalgia è immediato. Voto: 6
Cantanti in Gara
Irene Grandi – Finalmente io: incalzante brano di Vasco Rossi che la stessa Irene, fatica a tenere, perdendoselo per strada almeno un paio di volte. Ma che grinta, che foga, e che ritmo, per una Grandi tornata a bomba all’Ariston. Peccato per il testo non particolarmente ispirato (eufemismo) – voto: 6.5
Marco Masini – Il confronto: un Paolo Barbiggia al piano, elegantemente vestito, tutto voce e passione – voto: 6.5
Rita Pavone – Niente (Resilienza 74): “non c’ho capito proprio niente”, canta Rita. E anche da casa si fa fatica a starle dietro, perché non poche parole vengono da lei divorate. Eppure il brano è incalzante – voto: 5
Achille Lauro – Me ne frego – la rivoluzione al Festival di Sanremo. Se ne Frega, canta Achille, sceso all’Ariston come se fosse un santone, scalzo, per poi spogliarsi e rimanere seminudo, con body color carne brillantinato. A gambe aperte davanti alla platea, sbigottita. Una performance a 360°, pensata, rischiata, realizzata, con omaggio a San Francesco. Strepitoso – voto: 8.5
Diodato – Fai rumore: che sia il Festival della consacrazione definitiva, per il bravissimo Diodato. Brano di rara bellezza, cantato con rara bravura – voto: 8.5
Le Vibrazioni – Dov’è: il ritorno di Sarcina all’Ariston, con Beppe Vessecchio direttore d’orchestra e un interprete professionale di lingue dei segni alle sue spalle. Complessivamente inutile – voto: 5
Anastasio – Rosso di rabbia: bookmaker alla mano, è il super favorito di questo Festival. Esibizione incazzata, molto sentita. Un vulcano all’Ariston, ma a tal punto da sbancarlo? – voto: 7
Elodie – Andromeda: canta un inedito di Mahmood, e si sente. Provocante e bellissima, gambe e tacchi lunghissimi, ritmo incalzante. È forse il primo vero tormentone radiofonico del Festival – voto: 7.5
Bugo e Morgan – Sincero: una coppia insensata, vocalmente indifendibile. Purtroppo, perché la base funziona, ma complessivamente e dal vivo abbraccia pesantemente l’insufficienza piena – voto: 4
Alberto Urso – Il sole ad est: sinceramente impresentabile – voto: 1
Riki – Lo sappiamo entrambi: onestamente inascoltabile – voto 1
Raphael Gualazzi – Carioca: la chiusura che ci voleva, all’1:10 di notte. Una sincera e piacevole botta di energia per un Gualazzi in Elton John Style – voto: 7.5
Nuove Proposte
Eugenio in Via di Gioia – Tsunami: sono la botta di vita tra i giovani di Sanremo 70. Non cantano un brano in omaggio ad una celebre drag romana, ma all’Ariston si balla che è un piacere, con calzettoni gialli e magliette a righe – voto: 7
Tecla – 8 marzo: canzone vecchia, cantata con stile ancor più antico. 16 anni appena, ma volerne dimostrare almeno il doppio – voto 5
Fadi – Due Noi: giacca colore senape, camicia a fiori, cappellino in testa, chitarra da strimpellare. L’italo-nigeriano Fadi canta anche la storia di Parara, venditore ambulante di Bologna scomparso cinque anni fa. Chiaramente emozionato, ma bravo davvero – voto: 6.5
Leo Gassmann – Vai bene Così: di nero vestito come se volesse omaggiare gli indimenticabili batuffoli animati Hayao Miyazaki, bellissimo come il nonno e come il padre, ma soprattutto con una splendida voce. Riconoscibile, profonda, e a cavallo di una canzone che trasuda Sanremo in ogni sua nota. Bravissimo – voto: 7
Classifica Finale Giuria Demoscopica
1) Le Vibrazioni
2) Elodie
3) Diodato
4) Irene Grandi
5) Marco Masini
6) Raphael Gualazzi
7) Alberto Urso
8) Anastasio
9) Achille Lauro
10) Rita Pavone
11) Riki
12) Bugo e Morgan