Potremmo dire che lo shudō non è molto diverso dalla pederastia che si consumava nell’antica Grecia tra un ragazzo giovane (tipicamente 17-18 anni) e un uomo più anziano (a partire dai 25 anni). Per shudō infatti si intende l’amore gay che si crea tra due samurai.
Siamo appunto in Giappone, e anche qui come in Grecia, questa pratica tradizionale prevede due figure, fondamentali per la relazione: il nenja (念者), ovvero il samurai anziano, e il wakashu (若衆), il giovane samurai. Altro punto in comune con la pederastia dell’antica Grecia è il fatto che non si tratta solamente di rapporti sessuali, ma anche di sentimenti. Il tipo di unione che si va a creare tra il nenja e il wakashu è un legame profondo, e proprio per questo si parla di amore omosessuale tra samurai.
Dello shudō si parla per la prima volta intorno al 1600. L’omosessualità era accettata, e avere rapporti con persone dello stesso sesso era considerata la normalità. Questo fatto, come in Grecia, è confermato dai diversi ritratti ritrovati negli anni passati. Ma dopo 200 anni di amore libero e incontrastato, qualcosa cambia: l’arrivo del cristianesimo e della cultura occidentale portano una visione completamente diversa dell’omosessualità, mostrandola come un fattore poco virile. Impossibile da accettare per la figura dell’uomo forte e macho. Una storia già sentita, e che si sente ancora oggi. E che nel giro di poco tempo ha costretto l’amore gay tra samurai a nascondersi, ponendo la parola fine allo shudō. Poco prima dell’inizio del ‘900, la pratica omosessuale viene dichiarata illegale.
Dallo shudō all’omosessualità in Giappone oggi
Sebbene l’influenza occidentale e religiosa abbiano influito negativamente nei confronti dello shudō, è anche vero che non sono i soli responsabili. Lo shudō, come già detto, era un aspetto tradizionale in Giappone, ma si deve sempre tenere conto che si parla di un rapporto di amore.
Facciamo una premessa: il samurai era prima di tutto un soldato del Giappone feudale. Ogni samurai doveva avere un padrone. Quest’ultimo doveva essere protetto, anche a costo della vita del samurai. Tra protetto e protettore, si creava un forte legame di fiducia e di onore. Ma con lo shudō, c’era un altro forte legame, quello tra nenja e wakashu.
E’ questo che, influenzato da altre culture, ha iniziato a preoccupare. Valeva di più il legame di amore tra i due samurai o quello di fiducia tra samurai e padrone? C’era più fedeltà tra i due soldati o per il Giappone, intesa come propria patria da difendere? Tanti dubbi, che hanno sancito la fine del libero amore.
Oggi il Giappone non criminalizza l’omosessualità, che è legale dal 1880. Ma la strada dei diritti è ancora lunga: il matrimonio egualitario non è consentito, mentre le unioni tra coppie dello stesso sesso sono permesse solo in certe zone del Paese, con limitati benefici e senza valore dal punto di vista legale.
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