Il messaggio della Russia è chiaro: gli sposi gay russi all’estero non pensino di rientrare nel Paese o si troveranno all’inferno.
È proprio quanto accaduto a Yevgeny e Pavel, sposi gay russi che, dopo aver celebrato a Copenaghen la loro unione, sono rientrati nel paese d’origine, dove il matrimonio è stato inaspettatamente registrato dalle autorità russe secondo i consueti accordi internazionali.
Il caso ha subito creato sorpresa nella coppia e scandalo nel Paese, con le autorità russe che hanno immediatamente licenziato i responsabili dell’ufficio colpevole dello strappo all’omofobia di stato che vige in Russia.
A Yevgeny e Pavel sono stati ritirati i passaporti e hanno dovuto subire la violenza psicologica della polizia russa, di cui sono stati in balia diverse ore: le forze di sicurezza li hanno bloccati in casa, impedendogli di comunicare con l’esterno e togliendo la corrente elettrica. Infine li hanno minacciati dicendo che non li avrebbero protetti se fossero stati aggrediti da qualche ‘vigilante’ omofobo russo.
Grazie all’intervento delle associazioni LGBT e dopo aver ottenuto dei passaporti sostitutivi i due sono fuggiti dal Paese. La loro destinazione è ad oggi sconosciuta.
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