Il governo degli Stati Uniti non segnerà più come crimini d’odio le violenze commesse contro i giovani LGBT: sono solo reati comuni.
Nonostante sia ormai inviso al presidente Trump per non aver tenuto sotto controllo le indagini sul “russiagate”, il procuratore generale degli Stati Uniti Jeff Sessions mantiene per ora la guida del Dipartimento di Giustizia.
Da lì, l’ex senatore dell’Alabama, notoriamente uno degli esponenti più omofobi dell’amministrazione, continua la sua crociata contro i diritti LGBT.
Ultima novità in materia, la decisione annunciata mercoledì di non raccogliere più dati sul genere e l’orientamento sessuale dei minorenni vittime di reati. In questo modo diventa impossibile identificare come crimini d’odio le aggressioni omotransfobiche ai danni di persone con meno di 18 anni.
Il Dipartimento di Giustizia fa così marcia indietro rispetto agli ultimi due anni, durante i quali alle vittime di reato con almeno 16 anni erano chiesti genere e orientamento sessuale nel NCVS, il National Crime Victimization Survey.
Dai documenti ufficiali la decisione sarebbe dovuta alla “potenziale sensibilità di queste domande nei confronti di un adolescente”. Il Dipartimento tuttavia non ha voluto commentare ulteriormente.
Per il Williams Institute, che studia le questioni LGBT, il governo “vuole mettere la testa nella sabbia”, poiché gli adolescenti omosessuali, bisessuali e transessuali sono soggetti più a rischio di violenze rispetto ai coetanei eterosessuali.
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