Per la prima volta in Italia è stato riconosciuto il legame tra fratelli in un caso di stepchild adoption. Nelle sentenze fino ad oggi emanate, infatti, la stepchild aveva prodotto effetti soltanto tra adottante e adottato, escludendo quindi tutti gli altri parenti, fratelli compresi.
A rendere nota la sentenza in arrivo dal presidente del tribunale per i minorenni di Bologna, Giuseppe Spadaro, è Famiglie Arcobaleno, l’associazione che unisce le famiglie omogenitoriali.
Il caso, seguito dagli avvocati Michele Giarratano e Marcello Marani, riguarda una coppia di mamme dell’Emilia Romagna, unite civilmente, la prima madre biologica di una bambina di quasi 9 anni e la seconda madre biologica di due gemelli di 5. Ognuna delle due donne ha quindi fatto richiesta di adozione speciale “incrociata” nei confronti dei figli dell’altra e le due sentenze gemelle emesse sanciscono per la prima volta il legame anche tra i figli.
«Non solo viene accertato dal giudice il legame tra fratelli – spiegano gli avvocati, Giarratano e Marani –, ma questo legame viene espressamente dichiarato nel dispositivo. La causa è nata in seno al Gruppo Legale di Famiglie Arcobaleno e, tutti insieme, abbiamo lavorato molto per colmare questa odiosa discriminazione sui minori. L’interpretazione del presidente Spadaro fa giustamente riferimento alla legge 219 del 2012 sulla riforma della filiazione e che, tra l’altro, colma eventuali discriminazioni tra minori. Esattamente come in questo caso».
«Finalmente – commenta il presidente di Famiglie Arcobaleno, Gianfranco Goretti –, con questa sentenza viene rispecchiata la realtà dei fatti, ovvero che quei bambini hanno due mamme e tra loro sono fratelli anche per lo Stato. Ringraziamo il presidente Spadaro che ha interpretato la legge così da colmare le discriminazioni che, ancor oggi, le famiglie omogenitoriali, ma soprattutto i nostri figli e le nostre figlie, sono costrette a subire. Speriamo ora sia di esempio per altri giudici nel resto del Paese. È comunque quantomai urgente l’approvazione di una legge che metta fine, una volta per tutte, a queste odiose discriminazioni per evitare che i nostri diritti siano in balia di un giudice, di un sindaco o di un ufficiale di stato».
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