ROMA – Aprendo la cinquantaseiesima assemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana il cardinale Camillo Ruini ha espresso una dura critica contro la politica antidiscriminazioni promossa dal Parlamento Europeo, accusata dal presidente della CEI di “ingerenza” nella vita politica dei singoli stati. Ruini ha criticato la Risoluzione comune sull’omofobia in Europa votata a larga maggioranza lo scorso gennaio, un documento nel quale l’omofobia è definita come «una paura e un’avversione irrazionale nei confronti dell’omosessualità e di gay, lesbiche, bisessuali e transessuali (GLBT), basata sul pregiudizio e analoga al razzismo, alla xenofobia, all’antisemitismo e al sessismo». La Risoluzione condanna con forza ogni discriminazione fondata sull’orientamento sessuale, chiede alla Commissione Europea Commissione di presentare proposte che assicurino la libertà di circolazione dei cittadini dell’Unione e dei loro familiari nonché «del partner registrato di qualunque sesso» e sollecita inoltre gli Stati membri ad adottare disposizioni legislative «volte a porre fine alle discriminazioni subite dai partner dello stesso sesso in materia di successione, proprietà, locazione, pensioni, fiscalità, scurezza sociale, ecc.».
Ruini non ha gradito. “Specialmente da parte del Parlamento europeo” ha detto il cardinale, “si insiste in pronunciamenti che non rispettano il criterio della sussidiarietà, la cultura e le tradizioni proprie dei diversi Paesi membri e contrastano gravemente con fondamentali verità antropologiche. È questo, ad esempio, il caso della risoluzione del 18 gennaio riguardante l’omofobia in Europa, che respinge giustamente gli atteggiamenti di discriminazione, disprezzo e violenza verso le persone con tendenze omosessuali, ma sollecita anche un’equiparazione dei diritti delle coppie omosessuali con quelli delle famiglie legittime, chiedendo ai Paesi membri – sia pure in maniera non vincolante – una revisione delle rispettive legislazioni nazionali”. Il presidente dei vescovi italiani ha ricordato che le conferenze episcopali polacca e spagnola “si sono già espresse con forza contro tale risoluzione” e ha concluso dicendo che “Anche noi, che l’avevamo già deplorata in occasione del Consiglio Permanente di fine gennaio, uniamo con fermezza la nostra voce alle loro. In simili atteggiamenti delle Istituzioni europee è possibile ravvisare l’onda lunga dei processi di secolarizzazione, ma anche la mancata percezione di un clima diverso che si sta facendo strada nelle popolazioni europee, con la riscoperta della propria identità religiosa, morale e culturale e dei suoi valori e contenuti essenziali.”
Per Adele Parrillo, vicepresidente della Lega Italiana Famiglie di Fatto, le parole espresse dal cardinale Camillo Ruini in occasione dell’apertura dell’assemblea dei vescovi non stupiscono. Secondo Parrillo “Esse dimostrano ancora di più, qualora ve ne fosse bisogno, ciò che è oggi l’impostazione teologica delle chiesa. Una impostazione medioevale. Mi attendo a breve la denuncia dei conviventi come concubini dai pulpiti delle chiese, il marchio dei figli nati con metodi “non naturali” come i figli della stregoneria costretti ad esporre una lettera scarlatta e l’esposizione al pubblico ludibrio dei divorziati nella gogna nelle piazze. La Cei ha smesso da un pezzo di parlare alle coscienze dei credenti e i suoi appelli e i suoi editti puntano dritto come solenni moniti agli scranni parlamentari. Le leggi di uno stato servono per garantire i diritti dei cittadini e non per difendere la morale religiosa”. In chiusura la Parrillo vuol rivolgere un appello proprio a Ruini, invitandolo a rendersi conto “che dietro alla richiesta di tutela di diritti e l’approvazione di una legge sui Pacs vi stanno la sofferenza e la speranza di una vita migliore di tre milioni di persone di cui l’80% di queste sono pure cattoliche. Ci dia un consiglio su come ridare dignità a queste persone che soffrono invece che dire solo dei no!” (RT)
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