Le terapie di conversione sono ancora legali nella stragrande maggioranza dei Paesi. Italia in testa. Thomas Argue e Mitchell Goodine sono due sopravvissuti alle cosiddette ‘terapie riparative’ che hanno raccontato le proprie drammatiche storie, chiedendo al governo canadese una legge ad hoc per vietare simili barbarie.
Thomas Argue è cresciuto nella Contea di Victoria, da una famiglia che fa parte del Pentecostal Family Worship Center. Alla CBC News ha rivelato che non sapeva di essere omosessuale, ma le persone attorno a lui vedevano il suo comportamento come troppo ‘femminile’, se paragonato a quello dei coetanei.
“Mi è stato insegnato che se non ti penti, diventerai un frutto, ed essere un frutto era un’immagine orribile, orribile, orribile nella mia mente“, ha confessato Thomas. Nella sua scuola, gestita dalla sua chiesa, ha dovuto sopportare lezioni di ‘mascolinità’, in cui gli insegnavano a camminare, a gesticolare e a parlare da maschio.
Mitchell Goodine, 29 anni, ha invece riferito alla CBC che è cresciuto in una chiesa pentecostale, e che la sua famiglia ha saputo della sua omosessualità dopo aver scoperto alcuni porno sul suo pc. A questo punto il povero Mitchell è stato trascinato in terapia, in un seminterrato della sua chiesa, dove ha dovuto ammettere la propria attrazione per gli uomini.
Hanno sottolineato come non fossi naturale, come fossi così peccaminoso … e di come fossi come un cane che vomita, per poi tornare indietro a mangiare il suo vomito. Ancora e ancora.
Gli sono state date anche istruzioni su come reprimere la propria omosessualità, rinchiudendo i propri “sentimenti gay in una scatola”, pregando Dio “affinché ci mettesse un coperchio”. “Trova una donna accettabile che ti soddisfi”, il consiglio finale, scioccante. “Ha fatto esplodere non poche emozioni. La più grande era la paura. E l’imbarazzo. La vergogna. Mi vergognavo di avere ancora questi problemi. Volevo essere etero. L’ho davvero pensato”.
Sia Goodine che Argue hanno definito le loro esperienze con le ‘terapie riparative’ una “tortura psicologica”.
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