Dopo aver vinto 8 Emmy, 4 Golden Globe e 4 Screen Actors Guild Award, The Crown vede e rilancia con la stagione probabilmente più attesa di tutte, la 4a, dal 15 novembre su Netflix, perché impreziosita dall’avvento di Lady Diana e Margaret Thatcher, rispettivamente interpretate da una sorprendente Emma Corrin e da una magnetica Gillian Anderson.
Peter Morgan, creatore dell’intera serie e 15 anni or sono già sceneggiatore di The Queen, è riuscito a tirar fuori dal proprio cilindro reale una stagione incredibilmente perfetta, coprendo un decennio particolarmente ricco di eventi. Sul finire degli anni settanta la regina Elisabetta, interpretata per un’ultima volta dall’immensa Olivia Colman, è direttamente impegnata insieme al resto della famiglia a garantire la linea di successione al trono cercando la moglie più adatta per il principe Carlo (Josh O’Connor), 30enne scapolo perdutamente innamorato di una donna già sposata che non potrà mai avere, Camilla Parker Bowles. Diana Spencer, appena maggiorenne, appare la scelta perfetta, per quanto i due si conoscano appena. E mentre la nazione comincia a sentire l’impatto delle controverse politiche introdotte da Margaret Thatcher, resa perfettamente da una straordinaria Gillian Anderson, prima donna a ricoprire la carica di primo ministro, le tensioni tra questa e la regina peggiorano quando la premier conduce il paese nella guerra delle Falkland, creando conflitti all’interno del Commonwealth. Ma archiviato il matrimonio di plastica tra Carlo e Lady D, tra le mura di Buckingham Palace la famiglia reale è in realtà sempre più divisa.
10 episodi produttivamente parlando mastodontici, dalla scrittura sublime e dalle interpretazioni memorabili. La quarta stagione di The Crown si può giustamente definire l’evento tv dell’anno, per qualità e verosimiglianza. La serie copre interamente gli anni ’80, decennio di tumulti per il Regno Unito, ma anche di grandi cambiamenti e rivoluzioni, soprattutto per la famiglia Reale. L’avvento di Diana Spancer è ricostruito minuziosamente da Peter Morgan, che delinea i lineamenti di una ragazza normale (per quanto figlia di un Visconte), che conviveva a Londra con le migliori amiche, facendo pulizie per la sorella, catapultata sulle prime pagine di tutto il mondo grazie alla storia d’amore da favola Disney con Carlo. La bella principessa e il futuro re. Peccato che dietro quelle nozze architettate ad arte da Buckingham Palace si nascondesse una profonda infelicità da parte di entrambi. Lui, Carlo, aveva occhi e cuore solo per la venerata Camilla, che continuò a frequentare anche da sposato. Lei, Diana, si sentiva imprigionata in una galera reale, priva di affetto e di stima, lasciata sola insieme ai propri problemi con la bulimia. La sconosciuta Emma Corrin, scovata al termine di un casting infinito, è di una bravura abbagliante, per come sia riuscita a far riemergere le fragilità e il carisma di Diana, quella luce che emanava ad ogni apparizione pubblica, facendo precipitare il viziato, insicuro, arrogante Carlo (bravissimo Josh O’Connor) nell’inevitabile cono d’ombra, per lui inaccettabile. Una Diana giovane e sciocchina, pop negli interessi e bisognosa di attenzioni costanti, ammaliata dalla fama e da quella favola che si è presto tramutata in incubo.
Una stagione quasi completamente al femminile, perché al fianco di Diana fa la sua roboante comparsa anche Margaret Thatcher, la lady di ferro che è già valso un Oscar a Meryl Streep, e che in questo caso potrebbe portare una fenomenale Gillian Anderson a vincere tutti i premi su piazza. Una Anderson travolta da trucco e parrucco che ha lavorato sulla postura, sulla mimica, sulle smorfie del viso, sulla voce (più roca e flebile) riportando in vita il mito del thatcherismo. Morgan ci mostra anche la Margaret dietro la maschera da primo ministro, ovvero la donna di casa, la moglie, la madre (che dichiaratamente preferisce il figlio alla figlia), l’inaffondabile politico che piange di nascosto dinanzi ai tradimenti del partito, il capo di governo che sfida il capo di stato, la Regina Elisabetta. Sono travolgenti gli incontri a palazzo tra Gillian Anderson e Olivia Colman, per la 2a e ultima volta impeccabile e maestosa regina (nella 5a stagione subentrerà Imelda Staunton, ndr), sempre più sublime nel lavoro di sottrazione espressiva. Un ruolo principale che per la prima volta si fa anche marginale, perché The Crown 4 si divide tra le varie stanze di palazzo, concentrando le proprie attenzioni anche oltre la Corona. Non solo Diana, Carlo e l’eccelsa e al tempo stesso terribile Thatcher, ma anche un intero bellissimo episodio interamente centrato sulla principessa Margaret, interpretata da Helena Bonham Carter. Morgan, dal 2015 Comandante dell’Ordine dell’Impero Britannico, osa l’inosabile, andando addirittura a insinuare dubbi materni all’algida Elisabetta II, forse per la prima volta resasi conto della fragilità dei propri figli, da lei lontanamente cresciuti ed educati, imperfetti in una cornice che al mondo esterno deve obbligatoriamente apparire come perfetta.
Tre autentiche regine sulla stessa scena, contemporaneamente, mentre le mille problematiche della famiglia reale, il più delle volte auto-inflitte, rendono il tutto ancor più affascinante, terreno, grazie ad una sceneggiatura maledettamente audace che per quasi 10 ore complessive di durata riesce a tenersi perfettamente in bilico tra realtà e finzione romanzata. Tra le poche gioie di questo maledetto 2020, The Crown 4 si è conquistato di diritto un posto in prima fila.
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