E se fosse Oscar?
Un ritrovato Rupert Everett ha talmente interiorizzato, sfumato, vissuto Oscar Wilde nel dolente The Happy Prince di cui firma regia, interpretazione sceneggiatura, che ne non ci stupirebbe trovarlo tra gli Academy Award del 2019.
A Rupert interessa raccontare il disagio, lo smacco, l’umiliazione dell’ultima, difficile parte della sua vita, reduce da due anni di prigionia per omosessualità (evento storico per la giurisprudenza gay!). Wilde vaga senza un quattrino per Parigi dove canticchia in bettole gestite da una perfetta Béatrice Dalle – le location sono parigine ma non si direbbe – e ritrova lo storico amante Bosie ritratto come vanesio, arrivista e piuttosto rancoroso e il buon Robert Ross (Edwin Thomas), primo e affettuoso amore del poeta.
Fenomenale la grandissima Emily Watson nei panni della moglie tradita, lume di saggezza e compostezza sociale. C’è Napoli, non troppo folkloristica, credibile e d’antan.
Rupert trasuda malinconia e nostalgica sofferenza nel (buon) film di un carriera.
Da vedere.