Poco dopo le 21 di ieri sera, dopo una serie infinita di rinvii e trattative, finalmente il Consiglio Comunale torinese ha approvato la delibera d’iniziativa popolare per il riconoscimento delle Unioni Civili. Sull’esito del voto ha sicuramente influito l’assenza in massa del centro destra che nel frattempo sfilava per le vie di Torino contro i ricorsi al Tar al fine di certificare come non legittima l’elezione della giunta regionale guidata dal leghista Roberto Cota in seguito allo scandalo delle liste con firme false.
Già da oggi potrà essere richiesto all’anagrafe un certificato con cui viene riconosciuto un attestato di famiglia unicamente basata sul vincolo affettivo e quindi l’esistenza di un’unione civile, etero o gay. Dei circa 32mila nuclei famigliari interessati, 505 risultano coppie omosessuali. "È un primo passo nella direzione giusta" commentano i portavoce del ‘Comitato Promotore per le unioni civili’ Tullio Monti, Stefano Mossino e Roberta Padovano.
"Un importante segnale di civiltà e di tutela dei diritti di migliaia di cittadini torinesi. Rispetto al testo originario è stato eliminato il rifermento alla pari opportunità, che sarebbe stato più opportuno mantenere, ma sono rimasti due elementi essenziali: il riconoscimento formale e giuridico, da parte della Pubblica Amministrazione, di una realtà sociale viva e diffusa, quale è la convivenza, e l’affermazione del principio di non discriminazione nei confronti delle Unioni Civili. Ora vigileremo, affinché quanto è stato votato dal Consiglio Comunale trovi piena ed effettiva applicazione: in tutti i settori di competenza dell’Amministrazione Comunale dovrà essere prevista la non discriminazione verso le Unioni Civili".
Perplessità sull’effettiva validità del provvedimento vengono invece avanzate da Gavino Olmeo, consigliere di Alleanza per l’Italia: "È il Parlamento a dover legiferare in materia di riconoscimento delle Unioni Civili. Il certificato anagrafico basato sul vincolo affettivo cadrà al primo ricorso alla giustizia amministrativa".
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