Omosessualità e divisa: un connubio che spesso esiste solo nelle fantasie erotiche di qualcuno. Se in Europa ci sono numerose associazioni, volte al riconoscimento e all’accettazione della diversità in ambienti come caserme e commissariati, in Italia esiste ancora omertà, un tabù radicato sul quale non si riesce ancora a far luce.
A Trento però è successo qualcosa di significativo in questo senso: sabato 16 aprile si è tenuto nella Sala Rosa del Palazzo della Regione l’evento organizzato da Arcigay del Trentino in collaborazione con l’Assessorato alle Pari Opportunità della Provincia “Forze di polizia e vigili del fuoco contro omotransfobia”. Era questa l’occasione per la presentazione del gruppo “Vigili contro l’omofobia”, la prima associazione in Italia volta al riconoscimento dell’omosessualità e all’accettazione della stessa nelle caserme e negli ambienti ufficiali.
Presenti anche vari rappresentanti delle istituzioni: da Alberto Flaim, presidente dei Vigili del Fuoco permanenti e volontari, a Filomena Chilà, rappresentante del Commissariato del Governo, fino ad arrivare a Anna Maria Maggio, vicequestore di Trento. L’evento è stato realizzato in collaborazione con “Polis Aperta”, associazione LGBT con appartenenti alle Forze Armate e dell’Ordine, per la quale è intervenuta la dottoressa Simonetta Moro, e “OSCAD”, Osservatorio per la Sicurezza contro gli Atti Discriminatori.
Il fondatore del gruppo “Vigili contro l’omofobia” Niccolò Mascher ha raccontato la sua esperienza diretta di omosessuale all’interno della compagine dei Vigili: “Nella società vivevo serenamente la mia omosessualità ma non invece all’interno della mia caserma. Grazie proprio a questo gruppo ho potuto essere me stesso e il corpo dei Vigili del Fuoco mi ha supportato”. Insieme a lui Tiziano Pulcini, un altro vigile volontario, ha contribuito alla fondazione dell’associazione.
Il gesto è significativo: sarebbe stato impensabile persino dieci anni fa creare un gruppo del genere. L’idea anacronistica legata ad una società tradizionalista e bigotta che il poliziotto/vigile debba, per essere accettato e preso seriamente in considerazione, dimostrare la propria virilità attraverso un’eterosessualità forzata è ormai superata. Ci auguriamo che questa sia la prima di una lunga serie di associazioni che supportano e accolgono quelle persone che con coraggio fanno outing in caserma. Qui il link alla pagina Facebook del gruppo.
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