La comunità LGBT ugandese è stata nuovamente colpita da una grave repressione della libertà ad opera della polizia: nella giornata di sabato è stato impedito a vari gruppi di terminare la parata del gay pride ad Entebbe, poco distante dalla capitale Kampala. La repressione è la seconda in un anno (la prima pochi mesi fa, LEGGI >) e consegue alle decisioni del governo di Yoweri Kaguta Museveni, che in linea con le leggi dello stato considera il gay pride, come tutte le manifestazioni dell’omosessualità, illegali. Nella prima repressione Simon Lokodo, il Ministro per l’etica e l’integrità, aveva incaricato la polizia di impedire la sfilata del Pride e, incredibilmente, aveva detto che avrebbe incitato la folla affinché attaccasse i partecipanti.
Frank Mugisha, attivista LGBT del luogo, ha documentato su Twitter l’intervento della polizia: più di 100 persone sono state fermate nei pressi del Lago Vittoria, caricate su dei bus e scortate verso la capitale Kampala per interrogatori e accertamenti. “Uno di loro si è buttato dal bus e si è fatto male gravemente. Siamo tutti traumatizzati“, ha scritto su Twitter.
Armed officers 2disrupt a peaceful gathering @PoliceUg ths z a shame n abuse of basic human rights #ugpridehijack pic.twitter.com/D3G54zXgFg
— KuchuTimes (Q-Times) (@KuchuTimes) 25 settembre 2016
Avevamo raccontato come ad agosto, durante una concorso di bellezza queer, la polizia avesse fatto irruzione arrestando 16 persone, reprimendo con la violenza di manganelli e fruste chiunque provasse a scappare. Da lì la decisione di rimandare il pride, previsto in quei giorni, a sabato scorso. Ma purtroppo la manifestazione è stata nuovamente boicottata.
Sui social è stato lanciato l’hashtag #IStandWithUgandaPride e moltissimi, in tutto il mondo, hanno espresso la loro solidarietà alle vittime innocenti di questa barbarie: molti ragazzi del luogo si sono comunque riuniti in casa per un Pride “privato”, vestendosi e celebrando la loro identità al chiuso ma postando foto sui social.
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