La legge omotransfobica ungherese contro la “propaganda LGBT”, che equipara l’omosessualità alla pedofilia, ha suscitato indignazione in tutta l’Europa, portando l’UE a minacciare sanzioni nei confronti del Paese guidato da Victor Orban.
E se il premier ha già indetto un referendum, in modo dall’aver un consenso popolare alla tanto criticata legge, il ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjártó ha ribadito che l’Ungheria non farà passi indietro. Direttamente dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite che si è svolta a New York, via Associated Press, Szijjártó è stato netto.
Non accettiamo compromessi su questi temi perché siamo un Paese sovrano, una nazione sovrana. E nessuno, nemmeno la Commissione europea, dovrebbe ricattarci su queste politiche.
Per quanto riguarda la minaccia UE di bloccare miliardi di euro, Szijjártó ha parlato di “ricatto” vero e proprio, ribadendo che la legge proteggerà i bambini dall'”agenda omosessuale”. E ha aggiunto: “Non faremo compromessi sul futuro dei nostri figli”. Successivamente, il ministro ha confermato il referendum popolare, perché “la migliore munizione che un governo possa avere durante un simile dibattito è la chiara espressione della volontà del popolo“.
Il disegno di legge ungherese è di fatto un copia-incolla della legge contro la propaganda gay introdotta in Russia nel 2013. Testualmente, recita: “La pornografia e i contenuti che rappresentano la sessualità o promuovono la deviazione dell’identità di genere, la riassegnazione del sesso e l’omosessualità non devono essere accessibili ai minori di 18 anni”.
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