Dopo anni di negoziati, il Parlamento europeo ha approvato un riferimento alla Carta europea dei diritti fondamentali che vincola i fondi europei al rispetto della parità di genere e alla non discriminazione. Questa disposizione “potrebbe essere un potenziale gancio” per “trattenere i soldi se vediamo che qualcosa non va nella giusta direzione”, ha precisato a Euractiv un anonimo funzionario dell’Ue.
Chiaro l’ennesimo avvertimento inviato a quei Paesi come Polonia e Ungheria che continuano ad ostentare con orgoglio un’omotransfobia di Stato. “Quando si finanziano progetti con i fondi europei negli Stati membri, c’è l’obbligo – sia da parte dell’Ue, sia da parte degli Stati membri – di garantire che questi progetti siano in linea con la Carta dei diritti fondamentali”, ha proseguito il funzionario. “Nel contesto in cui ci troviamo in questo momento in Europa, stiamo discutendo di questi valori e di come si stia facendo marcia indietro in modo repentino – quindi è importante sottolinearlo”.
Il rispetto della Carta in tutte le fasi della spesa regionale dell’UE è stato deciso come un obbligo sin dalla sua adozione, ma fino a pochi mesi fa l’UE non ne aveva mai fatto uso per tenere in riga Paesi e regioni che imbrogliano. La sua effettiva introduzione si è resa necessaria dopo che nel precedente mandato della Commissione sono emersi “esempi concreti in cui abbiamo avuto dubbi sul sostegno ad alcune istituzioni, o anche alle cosiddette organizzazioni della società civile in alcuni Stati membri dove c’era un problema di potenziali abusi”.
Sebbene non vengano mai menzionate Ungheria e Polonia, è abbastanza chiaro il riferimento ai due Paes, senza dimenticare l’attacco dell’UE a quelle indecenti zone polacche dichiarate “FREE LGBT”. La Commissione europea ha poi voluto ribadire come l’Unione europea sia il simbolo di uguaglianza per tutte le persone. “I valori e i diritti fondamentali dell’Ue devono essere rispettati dagli Stati membri e dalle autorità statali”, ha precisato la Commissaria europea per l’uguaglianza, Helena Dalli.
A fine 2020 il parlamento ungherese ha approvato nuovi atroci emendamenti alla Costituzione che di fatto cancellano le famiglie arcobaleno dal Paese.
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