Ieri La Repubblica, che già più volte ha provato a buttare sale sulle ferite facendo un gioco che non pare sempre così da giornale liberal e progressista come direbbe la sua storia, ha pubblicato un articolo in cui raccontava di una pletora di senatori vicini alla Sinistra Dem (l’opposizione interna al Segretario del Partito Matteo Renzi) dubbiosi sulla stepchild adoption e pronti ad unirsi ai “malpancisti” cattolici del PD che nei mesi scorsi hanno elaborato l’emendamento del cosiddetto “affido rinforzato” per sostituire il “tema dei temi” e cioè la stepchild adoption. L’unico elemento che, a quanto risulta a noi, è vero di tutta questa ricostruzione di Repubblica, è che i “malpancisti” cattolici del PD starebbero preparando un nuovo emendamento, forse ormai consci che quello dell’affido rinforzato non piaceva a nessun altro se non a loro stessi.
Il tema pare essere sempre il solito. Furbescamente i cattointegralisti, consci del fatto che le unioni civili in quanto tali hanno ormai un consenso in larga parte del paese, hanno preso di mira il tallone di Achille di quella legge che è la stepchild adoption, e cioè la possibilità per il genitore non biologico di una coppia omosessuale di riconoscere il figlio biologico dell’altro: secondo costoro, sarebbe il primo passo per le “adozioni gay” e soprattutto aprirebbe la strada alla maternità surrogata. Dimenticano completamente, o più probabilmente fanno finta di dimenticare, che in realtà la maternità surrogata in Italia è vietata e che la stragrande maggioranza di quei paesi dove è permessa e dove quasi sempre ha comportato uno sfruttamento reale del corpo della donna (come in India o in altri paesi poveri), sono anche paesi dove alle coppie gay non è permesso ricorrervi: ultimo caso è quello dello stato del Tabasco, in Messico, dove una decisione in tal senso è stata presa recentemente. Che Repubblica vi caschi in realtà non è così strano: era già successo mesi fa e l’articolo di ieri è a firma di Giuseppe Alberto Falci, un “cattodem” ex collaboratore del Linkiesta e soprattutto del quotidiano conservatore “Il Giornale”. Detto tutto.
Che la tesi di Repubblica sulla “fronda” della sinistra del PD contro la stepchild sia completamente infondata lo hanno precisato ieri due autorevoli esponenti di quell’aria. La senatrice bersaniana del Pd Maria Cecilia Guerra, ad esempio, che sta seguendo per Bersani la partita delle unioni civili, ha subito commentato ieri che l’affido rafforzato “è una proposta altamente discriminatoria nei confronti del figlio, cui viene negata la possibilità di avere nei due adulti con cui cresce due genitori nelle pienezza delle loro funzioni. Vivrebbe quindi fino alla maggiore età con un genitore ‘in affitto’”. Posizioni inalterate, ma anche più scontate, da parte di Sergio Lo Giudice senatore Pd, portavoce nazionale di ReteDem (che nasce dagli ex civatiani): “Renzi ha detto parole molto chiare sul fatto che la stepchild adoption fa parte della sua proposta. Voglio sperare che il gruppo dei cattolici del pd che sostengono l’affido e che sono tutti renziani non vogliano mandare sotto Renzi su un punto caratterizzante della sua proposta”.
A insistere su quale è la linea ufficiale del PD ci ha pensato ieri Ivan Scalfarotto, Sottosegretario alle Riforme del Governo Renzi: “Non fa scandalo che, in un grande partito possano esserci, su questa come su altre materie, posizioni articolate e opinioni difformi, ma resta il fatto che la linea del Partito democratico su unioni civili e stepchild adoption e’ e resta chiarissima“.
Ma è il Senatore Alberto Airola, dei 5 Stelle, che era già stato molto chiaro in una intervista con noi mesi fa , ad intervenire a gamba tesa in questo gran polverone creato ad arte da Repubblica. Il ddl Cirinnà, secondo Airola, va approvato così com’è, stepchild adoption comprese: “i margini per farlo insieme ci sono. Dunque al Pd dico di votarla con noi, su queste tematiche è naturale ci siano maggioranze trasversali. E stiano tranquilli: ricordo che con il via libera al divorzio breve il governo Renzi non è caduto”. Il provvedimento sulle unioni civili, ha continuato Airola, si sta trasformando “in una battaglia partitica. Se il Pd, pur di non votare con il M5S, arriverà al punto di peggiorare la legge Cirinnà introducendo l’affido rafforzato al posto delle stepchild adoption, dimostrerà per l’ennesima volta che gli interessano più le logiche di partito che i diritti civili” e “il M5S non si presterà a questa ennesima strumentalizzazione”: ergo, se passerà l’affido rinforzato il Movimento 5 Stelle arriverà a non votare la legge ed a quel punto in parlamento mancheranno i numeri, come Gay.it ha già dimostrato un mese fa in un articolo. “L’affido rafforzato – dice Airola commentando il pressing dei cattolici del Pd per introdurre questo istituto e togliere di mezzo le stepchild adoption – è un limite inaccettabile per il lavoro dei giudici e per la tutela dei minori. Ai cattolici del Pd abbiamo già dato troppi contentini in commissione, direi che può bastare. La nostra posizione è ferma: il ddl lo votiamo ma senza sconti sui diritti. Il Pd è avvisato…”.
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