Inizialmente tiepida, via social, e ora furente. Dopo aver studiato attentamente la contestatissima legge omofoba ungherese contro la propaganda LGBT, Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione europea, è stata categorica.
“La legge ungherese è una vergogna, discrimina persone sulla base dell’orientamento sessuale va contro i valori fondamentali della Ue. Noi non faremo compromessi su questi principi”. Parole che Von der Leyen ha rivolto ai giornalisti che le hanno chieste risposte sulla tanto criticata legge. “Ho dato istruzione ai miei commissari responsabili di scrivere una lettera alle autorità ungheresi nella quale esprimiamo le nostre preoccupazioni legali prima che la legge entri in vigore”. “L’ho già detto altre volte e voglio ripeterlo anche qui, io credo fortemente in una Ue in cui si è liberi di amarre chi si vuole. Credo in una Ue che abbracci la diversità che è al fondamento dei nostri valori e userò tutti i poteri della Commissione per fare in modo che i diritti di tutti i cittadini europei siano garantiti per chiunque e ovunque”.
Una presa di posizione netta, chiara, inequivocabile, che rilancia la lettera sottoscritta da 14 Stati UE, Italia compresa, contro l’Ungheria. Bisognerà ora capire come Mario Draghi, premier italiano europeista convinto, affronterà la ‘questione DDL Zan’ dopo l’affondo del Vaticano, oggi alle Camere. Perché dinanzi ad un’UE che ha quasi all’unanimità sottoscritto leggi contro l’omotransfobia, e da tempo, l’Italia non può certamente permettersi di continuare ad abbracciare un simile e indecente vuoto legislativo, come una Polonia qualsiasi.
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