PISA – La storia si ripete. Come già era successo a Mario e Antonio, anche Pierangelo e Jaco si sono visti respingere la loro richiesta di trascrizione dell’atto di matrimonio che i due uomini hanno contratto l’11 giugno del 2003 a Rotterdam in Olanda. La motivazione adottata dal Comune di Viterbo, dove Pierangelo Bucci risiede, è uguale a quella fornita dal comune di Latina a Mario e Antonio: l’atto è contrario all’ordine pubblico.
«Questo mi ha risposto il Comune di Viterbo riguardo la mancata registrazione del matrimonio con il mio attuale coniuge Jaco. Riporto il testo della lettera fedelmente: ”Gentile signor Bucci, Le restituiamo con la presente l’atto di matrimonio, senza provvedimenti in quanto non trascrivibile ai sensi dell’art.18 del D.P.R. 396/2000 della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Viterbo”. L’articolo in questione – spiega Bucci – recita: ”Gli atti formati all’estero non possono essere trascritti se sono contrari all’ordine pubblico”».
«Per anni hanno accusato gli omosessuali di essere dissoluti, promiscui e antifamiliaristi. Ma quando decidono di metter su famiglia allora diventano ”pericolosi destabilizzatori dell’ordine pubblico” – afferma amaramente Pierangelo – Senza contare che la mancata trascrizione dell’atto è una palese violazione dell’art.3 della Costituzione italiana, la quale afferma che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni politiche, condizioni personali e sociali”».
«I cittadini omosessuali pagano le tasse come i loro corrispettivi etero. Partecipano alla vita sociale, economica e politica del Paese esattamente come tutti gli altri. Lo Stato italiano e, nel caso specifico, il Comune di Viterbo, non lo può più ignorare, continuando ad attaccarsi a patetici cavilli, se vuole dirsi laico, democratico ed europeo. Noi – conclude Bucci – da parte nostra abbiamo già scelto. Ci batteremo per l’amore e per la libertà».
Oggi giunge dalle pagine del Messaggero, sulle cui pagine Pierangelo aveva lanciato il suo j’accuse, la risposta del Comune di Viterbo: «In merito all’articolo pubblicato martedì scorso dal Messaggero, dal titolo “Omosessuali, quindi eversivi” – afferma la nota – l’amministrazione comunale sottolinea che non ha voluto compiere alcun atto di discriminazione; si è invece limitata ad applicare quanto previsto dalla legge vigente sul territorio nazionale, che come noto non prevede il riconoscimento del matrimonio fra persone dello stesso sesso. Non si tratta, quindi, di una decisione adottata liberamente dal Comune ma di legge vigente: il parere richiesto alla Procura (che prealtro riporta un decreto del Presidente della Repubblica) citato nella lettera di risposta (inviata a Bucci dal consolato italiano ad Amsterdam e non dal Comune di Viterbo), è stato soltanto un documento di ulteriore sostegno a quanto previsto dalla legge, che è la stessa su tutto il territorio nazionale e non consente quindi al Comune di Viterbo di registrare o omologare alcuna unione tra coppie omosessuali».
«Quanto poi al virgolettato ”pericolosi destabilizzatori dell’ordine pubblico” – conclude la nota – l’amministrazione rigetta la paternità della frase, mai utilizzata anche perchè in questo contesto un ”atto contrario all’ordine pubblico”, così come recita l’art. 18, deve essere interpretato unicamente come non in conformità con la legge vigente e non certo come una etichetta di eversione».
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