Il mondo è una merda. Di cane bassotto. Questo ci dice nella scena più rivoltante e watersiana il genialoide Todd Solondz nella sua nuova, sarcastica, acida commedia Wiener-Dog (Cane Bassotto) che abbiamo visto in Francia dove è tradotto alla lettera Le Teckel. Una lunga, estenuante carrellata sugli escrementi semiliquidi causa diarrea improvvisa di un povero, inoffensivo e adorabile bassotto che passa da un proprietario all’altro – in tutto quattro – cambiando nome (all’inizio è semplicemente ‘Wiener Dog’ e alla fine si chiama ‘Cancro’).
È una carezza gelida quella di Solondz, alla prese coi suoi consueti personaggi emarginati e loser in una serie di sketches allegramente crudeli, a partire dal ragazzino solitario reduce da una malattia e costretto a sorbirsi una lezione di razzismo dalla madre finto angelica (una bravissima Julie Delpy) che gli spiega così il motivo della sterilizzazione del bassotto: “perché in passato il cane Mohammed ha stuprato una cagnolina che poi è morta”. Poi c’è il nerd un po’ fatto che in passato aveva malmenato una trans a un Gay Pride e ritrova grazie a questo fatto una sua amica infermiera goffa e un po’ svaporata (Greta Gerwig in un ruolo davvero cucito addosso) con cui intraprende un viaggio in Ohio per andare a trovare il fratello con sindrome di Down.
Ma i migliori episodi sono gli ultimi due, illuminati da due vere star che vorremmo vedere più spesso: Danny DeVito insegnante frustrato autore di una sola sceneggiatura degna di attenzione ma considerato dai suoi allievi un vero fallito (compreso un ragazzo gay che cerca di proporgli una ricerca queer di cui lui non comprende praticamente nulla) e soprattutto la meravigliosa veterana premio Oscar Ellen Burstyn a cui fa visita la figlia col suo nuovo compagno, Fantasy (Michael James Shaw), un omaccione di rosa vestito che realizza bizzarre installazioni artistiche con corpi imbalsamati. L’unica consolazione è proprio la presenza rassicurante del placido cane, l’unico che ha diritto a una sorta di immortalità nello strepitoso finale (certo, ci vuole Fantasy, un po’ di fantasia e le cose sembrano meno tristi) mentre le miserie umane sono destinate all’oblio oppure al perpetuo ritorno di frustrazioni e pentimenti – bellissima la scena onirica in cui la Burstyn sogna diverse versioni di sé da bambina che le fanno visita per farle venire il rimorso di non aver vissuto tutte le vite differenti che avrebbe potuto vivere. Wiener-Dog si colloca certamente sotto al capolavoro di Todd Solondz che rimane Happiness (vi ricordate l’agghiacciante padre pedofilo che cerca di rassicurare il figlio perché non lo farebbe mai con lui?) ma si affianca ai ritratti dolenti e stralunati di Fuga dalla scuola media oppure Perdona e dimentica.
Wiener Dog non ha ancora una data di distribuzione italiana ma lo vedremo sicuramente nella circuitazione festivaliera del 2017.
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