Una volta all’anno la tribù nomade Wodaabe nel Niger organizza una gara di bellezza con criteri e standard del tutto simili ai nostri, eccetto il fatto che lì sono le ragazze a giudicare i ragazzi. Gli uomini delle tribù si mettono in mostra durante quella competizione e investono un’enorme quantità di tempo, energie e denaro per prepararsi e essere all’altezza dell’occasione.
I loro costumi necessitano addirittura di un anno per essere pronti, vengono ricamati con mille colori e impreziositi con ricchi elementi decorativi. L’ocra gialla è usata, assieme alla polvere d’antimonio, per il make up, per allungare il naso e illuminare la pelle.
Quando finalmente i “concorrenti” (guerrieri per tradizione) sono pronti, la gara di bellezza ha inizio: gli uomini sfilano, cantano e ballano sotto il solo del deserto per impressionare le donne della tribù, giudici della gara.
Tre cose sono fondamentali per i Wodaabe nella vita: la bellezza, il bestiame e la famiglia. Sono un popolo assai fedele all’interno dei loro clan, grandi commercianti di bestiame (riforniscono di carne i villaggi dalle rive del lago Ciad fino alla costa atlantica del Senegal) e sono noti per essere “ossessivamente vanitosi”.
Famosa per la bellezza sia dei suoi uomini che delle sue donne, questa tribù – nota anche col nome di Bororo – predilige i fisici alti e snelli, i nasi lunghi e dritti, i tratti eleganti, le labbra sottili e la pelle senza imperfezioni.
Alla fine della stagione delle piogge, a settembre, prima che inizi la loro migrazione annuale, la tribù si riunisce nel deserto per festeggiare ma anche per competere. La festività dura una settimana, si chiama Gerewol e include molti eventi diversi, come riunioni tra i clan, gare di cammelli ma soprattutto la ricerca del più bell’uomo della tribù.
Le donne Wodaabe si tengono a distanza dai concorrenti, fingendo di essere timide, mentre osservano attentamente i vari candidati per individuare il prossimo Mister Wodaabe.
Se tra i giudici ci sono ragazze non sposate, queste possono trovare anche marito durante la cerimonia e spesso possono proporre ai concorrenti preferiti di recarsi all’accampamento per farsi dare un’occhiata più da vicino!
Proprio come delle reginette fatte e finite, quando arriva il loro turno i maschi della tribù fanno un passo avanti sbarrano gli occhi e fischiano mentre mostrano i denti bianchi, per evidenziare le caratteristiche più ammirate. Per resistere ai ritmi sfiancanti della competizione, sotto al sole del Sahara, spesso gli uomini assumono una bevanda di corteccia fermentata, dagli effetti allucinogeni.
Durante il momento della prova di danza i concorrenti vengono giudicati per la loro grazia e per l’eleganza anche se è difficile che gli uomini siano sufficientemente lucidi da mantenere il controllo sul proprio corpo.
La competizione è presa molto sul serio dai concorrenti: è importantissimo per loro riuscire a fare buona impressione. Alcuni di loro sono talmente bravi a truccarsi e a muoversi, che risulta a volte difficile distinguerli dai membri femminili della tribù.
A volte i maschi Wodaabe sono stati definiti per queste gare di bellezza “omosessuali” oppure “travestiti”: ma in realtà è molto chiaro per loro che tutto quello che fanno ha lo scopo di essere visti dalle donne in una festa dedicata al corteggiamento.
Insomma, forse senza averne consapevolezza, i membri di questa tribù, nel contesto più inaspettato possibile, pare mettano in discussione standard di bellezza e stereotipi di genere.
E allora forse non è un caso che il nome della tribù Wodaabe significhi “gente dei tabù”. La dialettica tra norma e sua infrazione sembra essere particolarmente sentita da questo popolo.
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