I colori dell’arcobaleno entrano sempre più nel cuore di Roma. Vicino al Pantheon, in uno dei vicoli stretti dove è facile, ma anche bello, perdersi, ha aperto un nuovo bar, “XL”. Un esperimento, perché oltre ad offrire quello che altri bar gay e non solo offrono, ha adottato il sistema, già in voga in altri locali per una clientela eterosessuale, dei telefoni. Molti sanno quanto non sia facile, in un locale gay o in una discoteca, conoscersi, o per dirla più terra terra, rimorchiare. La musica alta non aiuta, e nemmeno la timidezza, allora perché, nel boom della telefonia e delle comunicazioni, non fare entrare la cara vecchia cornetta in un bar?
In fin dei conti, quando si chatta su Internet, cos’altro facciamo se non chiacchierare in un locale virtuale? Virtuale in un primo momento, perché dopo c’è tutta la trafila dell’incontro e magari di cocenti delusioni. Qui, una volta saputo il numero di tavolo della persona che ci sta chiamando, basta alzare lo sguardo. Certo, in caso di visuale non proprio esaltante, è difficile riattaccare e fare finta di niente, ma basta prenderlo come un gioco, o almeno provarci, e godersi magari il servizio dei camerieri, con la cui vista consolarsi, e anche con la gentilezza veramente rara.
La frequentazione dell’ “XL” è comunque delle migliori. Studenti vestiti senza tante pretese e giovani di tendenza, oltretutto, per la gioia delle femminuccie, c’è anche una presenza lesbica non indifferente. I tavoli di legno e il bel bancone del bar danno un’aria di pub senza pretese irlandesi come va molto nella Capitale.
Certo, ci piacerebbe vedere una volta tanto una bella bandiera “rainbow” all’ingresso di un bar, ma almeno qui, contrariamente a una tendenza consolidata nella Roma cattolica, non si deve premere il bottone di un anonimo citofono (abitudine deprecata da molte guide gay straniere), qui la porta, finalmente, è spalancata.
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