Di questi tempi più che mai si sente spesso parlare di violenza istituzionale, specialmente nell’ambito della questione LGBTQIA+, e specialmente nel nostro e in altri paesi in cui la morsa del movimento ultraconservatore globale lavora al lento, ma costante smantellamento dei diritti delle minoranze sessuali.
A differenza di altri tipi di violenza, più diretti ma ugualmente dannosi, quella istituzionale si fa strada in maniera subdola, giocando su paura e ignoranza per puntare il dito verso popolazioni vulnerabili, e quindi più facili da strumentalizzare a proprio vantaggio.
Tra queste, anche la comunità trans*, che nel nostro paese sta però dando una risposta forte e determinata, rimanendo visibile e resistente anche di fronte a minacce e indimidazioni, come quelle rivolte alla manifestazione di questo sabato, 18 maggio, a Roma, la cui locandina è stata villipesa da una svastica negli scorsi giorni.
La manifestazione romana si inquadra nella cornice di mobilitazione trans* non binaria intersex nazionale che il 18 Maggio vedrà anche un corteo a Napoli e iniziative in altre città al grido di #liberazionepertutt.
Il corteo romano è anche una delle manifestazioni inserite nel “maggio della Madonna” promosso da Non Una di Meno e dalla rete consultori nazionali, che ha già visto i collettivi studenteschi organizzarsi contro gli Stati Generali dell Natalità e che, dopo varie altre iniziative, culminerà nella mobilitazione nazionale del 25 maggio in cui sono previsti cortei e presidi in tutta Italia con lo slogan “sul mio corpo decido io”.
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Abbiamo parlato con Milo Serraglia, che insieme a un’ampia rete associativa intersezionale nata nell’ambito delle manifestazioni TDOV di quest’anno, coordina l’evento.
“Le associazioni e i collettivi trans, da anni, preannunciavano la crisi attuale, sottolineando come la loro esperienza diretta li ponesse di fronte in primis alle carenze di un sistema sanitario nazionale inadeguato e alla natura transfobica dello stato – spiega Serraglia –
Le battaglie per il riconoscimento dei diritti, dalle unioni civili discusse nel 2014 fino ai più recenti eventi del DDL ZAN, hanno segnato questa lotta continua. Ricordiamo, ad esempio, l’iniziativa legislativa dell’ex senatore Pilon, il quale aveva proposto un disegno di legge che mirava a proibire l’accesso alle persone trans allo sport già dalle scuole elementari, riflettendo simili misure adottate in alcuni stati americani.
Queste problematiche, da noi lungamente denunciate, hanno condotto alla situazione attuale, ovvero al tentativo di interrompere le terapie per le persone trans, un esito che molti temevano e che ora si sta concretizzando”.
La manifestazione del 18 maggio – organizzata nell’ambito delle celebrazioni per la Giornata Mondiale contro l’Omobilesbotransfobia – servirà proprio a ribadire le preoccupazioni di una comunità trans* sempre più schiacciata dalle pressioni nazionali e internazionali dei movimenti contro la fantomatica “teoria del gender”, che intendono associarla a pedofili e pervertiti, con l’obiettivo di marginalizzarla e, in ultima analisi, di cancellarne l’esistenza, partendo dai suoi membri più vulnerabili.
“Il confronto con i movimenti anti-scelta, che cerchiamo di non definire più “pro-vita” poiché la loro reale intenzione è di limitare le libertà individuali, è cruciale. Questi gruppi hanno avanzato addirittura proposte legali contro i genitori di bambini trans, replicando modelli già visti negli Stati Uniti.
Azioni legali che mirano a mettere in discussione la legittimità della potestà genitoriale di chi supporta i propri figli nei percorsi di affermazione di genere.
Dopo l’intervento di Gasparri sulla triptorelina – già assurdo di per sé, perché ignora decenni di monitoraggi sugli utilizzi off label del farmaco a coloro che lo assumono per il bloccaggio della pubertà precoce – l’avvocato Bernardini De Pace ha presentato denunce alla procura di Firenze, sede dell’ospedale Careggi, e ad altre procure, la cui identità rimane incerta, per indagare sulla possibilità di maltrattamento di minori coinvolti in percorsi di affermazione di genere.
Questa tattica, purtroppo, trova precedenti negli Stati Uniti, dove alcune leggi hanno portato alla rimozione dei figli dalle loro famiglie in casi analoghi. Non solo, hanno chiesto di vigilare anche sui percorsi delle persone tra i 18 e i 24 anni. È evidente che esista una volontà concreta di cancellarci, perché non troviamo un’altra spiegazione a un tale accanimento”.
Il corteo avrà un respiro intersezionale, cavalcando l’onda di un maggio caldissimo dal punto di vista della mobilitazione giovanile. Si parlerà di diritti trans* in tutte le loro sfaccettature – dal lavoro alle tutele giuridiche inesistenti contro i crimini d’odio fino al diritto alla salute e a strutture sanitarie inclusive – ma anche di ambiente, violenza di genere, interruzione volontaria di gravidanza e del deterioramento generale dei diritti umani nel mondo, partendo dalla condizione del popolo Palestinese nell’ormai sproporzionatamente disequilibrato conflitto armato con Israele.
“La manifestazione rientra in un più ampio e bellissimo contesto nazionale di proteste e iniziative, organizzate nel vivace mese di maggio, come le assemblee e manifestazioni legate agli Stati Generali della Natalità, quelle dei collettivi studenteschi impegnati nel sostegno alla Palestina, e quelle dei movimenti ecologisti.
Fungerà da preludio a un’altra grande mobilitazione prevista per il 25 maggio a Roma e in altre città italiane, dimostrando come queste lotte, pur diverse, siano strettamente interconnesse”.
L’evento si svolgerà in collaborazione con Disability Pride per garantire che tutti possano partecipare in un ambiente accessibile e sicuro. Sarà consentito esporre solo le bandiere trans*, non binarie e palestinesi. Anche bandiera arcobaleno non sarà ammessa, non per sminuire il suo significato, ma per conferire al corteo un carattere più specifico e focalizzato.
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