L’urgenza di una comunità queer in provincia

Il Collettivo Marsha è il primo centro LGBTQIA+ e transfemminista di Aprilia. Insieme abbiamo riflettuto sull'importanza di avere dei punti di riferimento anche e soprattutto nei paesi più piccoli.

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Urgenza di una comunità queer in provincia
Jessica Margiotta del Collettivo Mascia
5 min. di lettura

Aprilia è una cittadina in provincia di Latina.
Confina al Nord di Ariccia e al Sud di Anzio, e prende il nome dal mese di nascita: 25 Aprile 1936. Nessun documento dell’epoca può confermarlo ma stando alla pagina Wikpedia, potrebbe avere a che fare con la divinità Venus Aprilia, dove l’epiteto “Aprilia” deriva dal latino aperire, che significa letteralmente aprire: lo schiudersi delle piante e dei fiori, con l’augurio di “vita nuova”. Voglio bene ad Aprilia ma a distanza di sicurezza, a piccole dosi e con un timer impostato che mi ricorda precisamente a che ora arrivare e quando andarmene di nuovo. Crescere in una città come Aprilia, tra fine anni ’90 e pieni anni ‘2000, significa raccontare quasi sempre la stessa storia. Non vedere un’altra persona queer nemmeno con il binocolo e restare fermi nella stessa realtà ovattata finché non scegli liberamente di lasciarla, per obbligo o necessità.

attivismo lgbqt in provincia
Jessica Margiotta al primo evento organizzato dal Collettivo Marsha

Oppure puoi scegliere di cambiare il corso della storia e riscrivere la realtà con le tue mani. Il Collettivo Marsha (in onore della storica Marsha P. Johnson) è la piacevole conferma che neanche Aprilia può sottrarsi al corso del tempo: “Siccome nessuno qui non ha mai costruito uno spazio sicuro per i giovani, e neanche a scuola si parla di questi argomenti, invece di aspettare abbiamo deciso di farlo noi” mi racconta Jessica Margiotta, fondatrice insieme a Silvia Persico, Gloria Mastrocicco, e Azzurra Simeoni, che all’alba dell’affossamento del DDL Zan si sono riunitə in una serie d’incontri che hanno portato alla prima manifestazione nel Novembre 2021, con la partecipazione di 100 persone in piazza e più 10 associazioni del territorio: “La nostra più grande vittoria è stato quando alla fine della manifestazione, tre ragazze tra gli undici e i dodici anni si sono avvicinate a noi e ci hanno ringraziato di esistere, chiedendoci di poter partecipare anche loro al collettivo.” Avvicinare più persone possibili, per altro giovanissime, è stato per il gruppo un successo inaspettato che ha fatto da carburante per non fermarsi più: partito con solo 8 iscrittə, nel giro di poche settimane il Collettivo Marsha  ha raggiunto più di 25 partecipanti e oltre 100 iscrittə sul gruppo Whatsapp. Numeri che rapportati alla piccola realtà di provincia, dove l’apologia del fascismo è sempre dietro l’angolo, settano le basi per una nuova generazione pronta a rendere anche le strade apriliane uno spazio più sicuro e libero, soprattutto per chi non abita in una grande città:  “Nelle province riunirsi, identificarsi, o anche solo vedere una persona per strada in modo diverso rispetto a quello a cui sei abituatə, o magari ti chieda banalmente i pronomi – che non succede nemmeno nelle scuole – è difficilissimo. È fondamentale costruire degli spazi sicuri in questi luoghi, perché le persone non sono sensibilizzatə a questo” spiega Margiotta, definendolo un atto di identificazione, salvezza personale, ma ancor più altruismo per chi verrà dopo.

Collettivo Marsha
Le fondatrici del Collettivo Marsha: Jessica Margiotta, Silvia Persico, Gloria Mastrocicco, e Azzurra Simeoni

Margiotta, mi racconta di un’adolescenza fin troppo famigliare alle mie orecchie: senza punti di riferimento e per molto tempo priva delle parole giuste per definirsi, mentre l’eteronormativa sembra un dogma di default. Ma il Collettivo è diventata l’occasione, per le persone queer di Aprilia di rispecchiarsi nell’altrə e non sentirsi più solə o fuori posto, troppo interessatə a scoprirsi e ridefinirsi ogni giorno per temere una realtà così vecchia e impolverata: “Definirmi queer mi fa sentire molto comoda: mi sveglio e decido come vestirmi la mattina, e di cambiare tutto dopo due ore. Non esistono limiti di imposizioni rispetto a come voglio essere, anche in una città del genere.” racconta Margiotta, aggiungendo “Vedere che altre persone anche più piccole di me stanno facendo lo stesso percorso, di identificazione per trovarsi, per me è una cosa stupenda. Qualcosa che cercavo soprattutto nel periodo del liceo e che non ho mai trovato prima“.

Da quando c’è il Collettivo Marsha, anche ad Aprilia sono stati fatti piccoli grand passi da gigante: il Comune ha proposto la mozione del DDL Zan per sensibilizzare il più possibile i cittadini in seguito all’affossamento della legge, mentre nel Maggio 2022 è stata discussa e approvata la mozione Ready, una proposta di adesione della rete nazionale delle pubbliche amministrazioni per le discriminazioni su orientamento sessuale o identità di genere. Il Collettivo Marsha ha fatto rete con diverse associazioni del territorio, dall’Arcigay di Latina all’Associazione Lilith, specializzata in violenza di genere. L’impatto dei numerosi incontri di sensibilizzazione ha portato alla partecipazione dell’associazione Life di Aprilia, con la possibilità di aprire sportelli psicologici ad ogni persona in difficoltà, in particolare per quelle più giovani. Tra le aspettative per il futuro, c’è su tutte l’obiettivo di diventare un’associazione e avere una sede di riferimento: “È fondamentale avere una sede e un luogo fisico dove rivolgersi. Con i nostri oggetti, i nostri punti di riferimento, e ci permetta di essere completamente al sicuro. Essere un’associazione ci darebbe delle agevolazioni e maggiore impatto sul territorio“.

Nonostante  i passi in avanti, il peso del pregiudizio e della vergogna è ancora ingombrante ad Aprilia, e la speranza del Collettivo è che le persone ad Aprilia possano riuscire a scoprire nuove realtà e imparare ad ascoltarle senza giudizio, verso lə altrə o su sé stessə: “I genitori dei ragazzi e delle ragazze che vengono al collettivo spesso si nascondono. Quando vengono al collettivo dicono che vanno dall’amica o dal fidanzato. Io spero che ci sia sempre più ascolto, e voglia di mostrarsi senza vergogna” riporta MargiottaRoberto, altro ragazzo parte dell’associazione, racconta di non essersi mai reso conto della discriminazione verso la comunità finché non si è accorto di farne parte, ritrovandosi a fare i conti con un’omofobia interiorizzata di cui non era nemmeno consapevole: “Non esisteva qualche figura genitoriale o adulta che ne volesse o sapesse parlare apertamente. Anzi, sempre riproducendo pregiudizi riguardo qualsiasi relazione che differisse dalla classica coppia etero-cis-allo”. Si unisce anche Fabio che parla di un ambiente instabile dove in realtà “siamo molto più di quellə che pensiamo ma al contempo non possiamo essere totalmente liberə di vivere come vorremmo perché la dilagante ignoranza viene tutt’ora impartita dalle famiglie, soprattutto dai piccoli quartieri”.  

 

attivismo lgbqt in provincia
“La nostra più grande vittoria è stato quando alla fine della manifestazione, tre ragazze tra gli undici e i dodici anni si sono avvicinate a noi e ci hanno ringraziato di esistere, chiedendoci di poter partecipare anche loro al collettivo.”

Per lə adolescenti queer in provincia, ad Aprilia o qualunque altro piccolo centro del territorio, una posto come il  Collettivo Marsha permette di circondarsi di persone che ci accolgono senza giudizio, anche  portando lo sguardo altrove: “Non è sempre facile. Ma anche trovare dei posti vicini, o delle comunità online dove fare domande o chiedere aiuti. Avvicinarci il più possibile a comunità e fonti può aiutare il nostro percorso di crescita, seguendo una strada basata sui nostri tempi e i nostri desideri.” Ascoltare Jessica Margiotta mi scalda il cuore e allo stesso tempo me lo spezza un pochino, chiedendomi: come sarebbe stato avere il Collettivo Marsha quindici anni fa? Cosa avrebbe significato conoscere altre persone come me? Stare insieme e sostenerci a vicenda, alla faccia di ogni bigottismo senza piegarsi mai? Ma forse neanche importa: il Collettivo Marsha non può cambiare il passato, ma ha le carte in regola per riscrivere il presente. Darci possibilità che non avremmo mai immaginato prima, e finalmente, raccontarci una nuova storia.

Leggi anche: Vi scrivo una cartolina queer dalla Provincia

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