Siamo in piena Onda Pride, ma sono tantissime le battaglie intersezionali da portare avanti sempre, durante tutto l’anno, forse tutta la vita.
Proprio per questo, sfruttando gli ultimi giorni in cui la comunità LGBTQ+ dispone di una piattaforma più ampia del solito, è nata l’iniziativa “La legge del cuore”, volta a riprendere il discorso – e l’iter di approvazione sul DDL Zan.
Riprendere il discorso sul DDL Zan
L’iniziativa, promossa da Da’ Voce al Rispetto in collaborazione con Gaynet, I Sentinelli di Milano e ILGA Europe, spinge per riuscire a completare la legge Mancino-Reale e rilanciare i contenuti del DDL Zan, affossato lo scorso anno durante una vergognosa dimostrazione anti-LGBTQ+ in parlamento.
“I crimini d’odio colpiscono al cuore. Nel cuore di ogni persona ci sono le parti più importanti di sé, proprio quelle prese di mira dall’odio. È tempo di completare questa legge, in modo che anche in Italia sia possibile denunciare l’omofobia, la transfobia e gli altri crimini d’odio”.
In Italia, la legge Mancino-Reale tutela le persone dai reati d’odio perpetrati verso etnie, religioni e nazionalità diverse. Grazie al DDL Zan, i reati d’odio verrebbero estesi anche su tematiche come quella di orientamento sessuale, identità di genere e disabilità.
Ed è proprio questo il significato dato al logo dell’iniziativa: un puzzle a forma di cuore a cui oggi manca un tassello fondamentale, che rappresenta la legislazione attuale efficace solo a “metà”, e che va completato per arrivare a una vera e propria parità di dignità e diritti.
“L’obiettivo è quello di ricordare e sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dei crimini d’odio, sugli strumenti preventivi, come l’introduzione della giornata contro l’omolesbotransfobia nelle scuole, nonchè sulla difficoltà delle nostre istituzioni, come l’OSCAD, nell’elaborazione dei dati sui crimini d’odio in assenza di riferimenti normativi”
Perché sì, in mancanza di una struttura normativa oggi è impossibile determinare con esattezza l’entità del fenomeno dei crimini d’odio verso la comunità LGBTQ+ e le persone affette da disabilità. Un silenzio che fa però molto rumore se prendiamo come esempio gli ultimi fatti di cronaca.
In molti sostengono che oggi – se il DDL Zan non fosse stato affossato – esisterebbe una tutela maggiore anche grazie alle opportunità di vigilanza istituzionale. La situazione attuale, tuttavia, è un vero Far West.
“L’auspicio è che all’indomani delle amministrative il tema possa tornare a pieno titolo nell’agenda politica, in risposta ai venti repressivi e autoritari che vediamo purtroppo rafforzarsi, dalla Russia come dagli Stati Uniti. Questo provvedimento collocherebbe il nostro Paese in modo chiaro nel quadro europeo, poiché l’Italia è l’unico tra i membri UE insieme a Bulgaria, Rep. Ceca e Polonia a non riconoscere i crimini d’odio omolesbobitransfobici”.
Fanalini di coda dell’UE dopo l’affossamento del DDL Zan
La stragrande maggioranza dei paesi UE dispone infatti di una struttura legislativa volta a tutelare tutte le minoranze. Già dai primi del 2000, l’Europa incoraggia infatti gli Stati Membri ad adottare misure legislative che estendano il reato di crimine d’odio anche in ambito di orientamento sessuale e identità di genere.
Tuttavia, se quasi tutti i paesi si sono adattati senza problemi, l’Italia è clamorosamente uno tra i sette rimanenti a non disporre di una legge in merito.
Così, mentre in paesi come la Francia, la Spagna, la Germania e addirittura la ultra cattolica Irlanda la discriminazione verso le persone LGBTQ+ è un’aggravante vera e propria, da noi si tratta di una semplice molestia.
E l’ultimo tentativo d’introdurre una modifica legislativa su questa materia è stato vergognosamente affossato dagli stessi che dovrebbero tutelare gli interessi di tutti i cittadini italiani.
L’iniziativa “La Legge del Cuore” si comporrà di tutta una serie di campagne volte a sensibilizzare l’opinione pubblica in materia di diritti e dignità delle minoranze escluse dalla legge Mancino-Reale, grazie alla quale – si spera – verrà ripreso il discorso sul DDL Zan.
Photo by christian buehner
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