Danimarca, il conservatore Poulsen potrebbe essere il primo premier apertamente gay

"Dobbiamo prenderci cura della Danimarca, dei nostri valori e della nostra identità" ha detto Søren Pape Poulsen.

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La Danimarca potrebbe presto vedere alla guida del paese un Primo Ministro apertamente gay. Il leader del Partito Popolare Conservatore Søren Pape Poulsen ha annunciato la sua candidatura alle elezioni per il Folketing in un post su Facebook.

Poulsen è stato prima sindaco di Viborg e poi ministro della giustizia, e si è dichiarato gay nel 2014 non senza dimostrare una certa perplessità verso coloro che volevano a tutti i costi saperne di più sulla sua vita privata.

Sì, perché lo schieramento politico di Poulsen non è esattamente il più inclusivo verso la comunità LGBTQIA+. In quanto partito di centro-destra, i suoi esponenti si sono opposti fermamente al matrimonio omosessuale nel 2012, e alcuni di essi sono stati accusati di strumentalizzare e diffondere fake news sulla questione LGBTQIA+ in diverse occasioni.

Nell’annunciare l’avvio della sua campagna su Facebook, Poulsen ha scritto: “La Danimarca è un paese fantastico. Ma c’è ancora tantissimo margine di miglioramento. Andrò alle urne proprio per quello. Lo farò come candidato a primo ministro”.

In un video di accompagnamento, Poulsen ha affermato che offrirà una prospettiva più pragmatica agli elettori, con una campagna incentrata sulla “sicurezza”, sull’economia e sulle imprese danesi.

Dobbiamo prenderci cura della Danimarca, dei nostri valori e della nostra identità“, ha aggiunto. “Ecco perché mi candido a Primo Ministro”.

Poulsen ha affermato che gestirà l’economia danese in modo più “responsabile”. Il che si tradurrebbe in una riduzione delle tasse sull’energia e sul lavoro, nonché l’innalzamento dell’aliquota sui redditi particolarmente alti, pagata da meno del 9% dei danesi.

Sebbene allo stato attuale le tasse finanzino programmi pubblici tra i più moderni in Europa, tra cui un eccellente welfare, pensioni statali adeguate e servizi pubblici impeccabili, Poulsen ha promesso di mantenere la stessa qualità dei servizi già erogati adottando un protocollo di spesa più intelligente.

Ciò includerebbe l’iniezione di denaro nel welfare, negli ospedali e nell’assistenza agli anziani.

 “Si tratta di essere semplicemente più responsabili con i soldi dei cittadini danesi. Può sembrare ambizioso, ma lo faccio per la Danimarca e i suoi cittadini”.

Poulsen si unisce a quello che, per gli standard danesi, è un gruppo affollato di candidati: tre.

Minacciando di dividere l’elettorato di destra, è sceso in corsa anche il leader del partito di opposizione Venstre, Jakob Ellemann-Jensen. Entrambi sono in lizza per spodestare il premier in carica, Mette Frederiksen dei socialdemocratici.

Essere gay in Danimarca

Poulsen si è dichiarato gay poco dopo la sua nomina a leader del Partito popolare conservatore nel 2014.

Non è un segreto che io sia omosessuale, ma mi stupisce davvero che possa essere così interessante nel 2014 e sono perplesso sul motivo per cui le persone pensano di avere il diritto di saperlo“, ha detto Poulsen a Danmarks Radio. “Ho scoperto che c’è un grande interesse per la mia vita personale e non posso portare a termine un’intervista senza che mi vengano poste domande inutili sulla mia vita personale“.

Ma, in un paese avanguardista come la Danimarca, l’omosessualità di Poulsen non ha certo rappresentato un grosso problema. Il paese è infatti uno dei primi pionieri nel riconoscimento dei diritti della comunità LGBTQIA+: qui, le unioni civili erano già legali nel 1983.

Ma qui non si tratta solo di politica: i sondaggi hanno mostrato un eccellente livello d’inclusione verso la comunità LGBTQIA+, tanto che – durante il sondaggio condotto da ILGA Europe – molti cittadini si sono dimostrati stupiti che l’omosessualità in altri paesi non fosse ormai una semplice caratteristica personale, paragonabile ai capelli biondi o agli occhi marroni.

La maggioranza degli intervistati dichiara che l’omofobia sia un fenomeno estremamente raro, e il 75% ritiene che dovrebbero esserci meno ostacoli nel processo di transizione per le persone transgender.

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