Ci sono moltissimi paesi in cui le aziende hanno la possibilità di mostrare il proprio supporto e vicinanza alla comunità LGBTQIA+ dentro e fuori il Pride Month. Tuttavia, la Malesia non è uno di questi. E la Swatch ha dovuto impararlo a sue spese.
La celebre azienda orologiaia svizzera si è infatti trovata in una spinosa questione contro nientemeno che il governo malese, ed ha recentemente deciso di intraprendere un’azione legale dopo la confisca di diversi pezzi della collezione “Pride”, ideata in occasione del Pride Month, da parte delle autorità.
Motivazione dietro al sequestro, la presenza delle lettere “LGBT“ sugli orologi che, secondo le autorità va contro la legislazione vigente.
In Malaysia, paese a maggioranza musulmana, l’omosessualità è infatti un reato. Quindi, qualsiasi tipo di “propaganda” in questo senso viene considerata una vera e propria violazione del codice civile.
Solo qualche tempo fa, aveva fatto scalpore la notizia di un’app per “tornare etero”, nonostante il Ministro del Turismo avesse dichiarato solo qualche anno prima che in Malesia “non ci fossero persone gay”.
Proprio a causa di questo atteggiamento estremista conservatore, i gruppi per i diritti umani hanno più volte espresso crescente preoccupazione riguardo all’aumento dell’intolleranza nei confronti della comunità LGBTQIA+ in questi territori. Ma torniamo agli orologi.
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Il governo Malese confisca quasi 200 pezzi della collezione “Pride” di Swatch
Arcobaleno? No grazie. Nelle scorse settimane, ben 16 punti vendita Swatch in Malesia sono stati oggetto di un blitz volto a sequestrare tutti gli orologi della collezione “Pride”.
Tuttavia, la Swatch non ha nessuna intenzione di incassare in silenzio, citando in causa lo stesso governo Malese.
Con l’avvicinarsi dell’udienza, le autorità hanno giustificato la confisca con la presenza delle lettere “LGBT“, considerati illegali perché promotrici di cultura queer.
Secondo quanto riportato nei documenti presentati in tribunale da Swatch, la polizia avrebbe sequestrato ben 172 orologi, il cui valore totale al dettaglio supera i 12.000 franchi svizzeri, l’equivalente di 12441,10€.
“Senza dubbio, gli orologi sequestrati non erano e non sono in alcun modo in grado di provocare turbative dell’ordine pubblico o della morale o costituiscono una violazione della legge“, ha dichiarato Swatch nei documenti processuali.
Nella causa presentata presso l’Alta Corte di Kuala Lumpur il 24 giugno, l’azienda ha chiesto un risarcimento danni e la restituzione del materiale sequestrato. La Corte Suprema di Kuala Lumpur esaminerà il caso questo giovedì.
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