Un grido d’allarme, un invito a bandire discriminazioni e ritorsioni a danno delle donne. Al Meeting nazionale dello sport femminile ragazze che Assist ha organizzato sabato a Roma sono emersi aneddoti agghiaccianti sulle condizioni che, molto spesso, vengono imposte alle atlete. Lo ha raccontato in un articolo di ieri La Gazzetta dello Sport.
Manuela Benelli, classe ’63, è una ex-pallavvolista considerata la più famosa e titolata giocatrice di pallavolo della storia italiana. Manuela ha iniziato la sua carriera di palleggiatrice nell’Olimpia di Ravenna. Con la squadra romagnola fu la protagonista della storica serie di undici scudetti consecutivi. Vinse inoltre sei Coppe Italia, un Mondiale per Club e due Coppe dei Campioni. Esordì nella Nazionale italiana nel 1981, diventandone poi capitana. nel 1989 vinse una medaglia di bronzo agli Europei. Insomma, Manuela non è proprio una che si dimentica facilmente nella storia dello sport femminile italiano. Nel 2000 ha intrapreso la carriera di allenatrice, per poi fondare con 4 amiche, la ASD Volley Academy Manù Benelli, la prima scuola, dedicata ai palleggiatori e palleggiatrici, in Italia e in Europa.
Ieri Manuela ha deciso di denunciare il contratto da tecnica che anche lei aveva firmato per continuare la sua carriera. Non lo aveva mai detto pubblicamente e finalmente l’altro ieri lo ha fatto: “C’era scritto che se avessi dato fastidio a una delle mie giocatrici, sarei stata allontanata». “Mentre ai dirigenti ed agli allenatori che ci provano – commenta sconsolata Manuela – gli si dà pure una pacca sulla spalla. Non ho mai fatto niente del genere, ma secondo voi nel contratto di un uomo c’è mai stato qualcosa di simile?”
A seguire arrivano subito le dichiarazioni di altre sportive. Tania Di Mario, capitana azzurra al Meeting nazionale dello sport femminile: “Per giocare ho dovuto rinunciare ad avere un figlio perché nessuno mi avrebbe supportata”; Lavinia Santucci, giocatrice di basket: “quali sono le cause di rottura di un contratto con le nostre società? Se vai in carcere o se rimani incinta”; Stefania Passarelli, ex-giocatrice della nazionale di basket, che quando voleva cambiare squadra senza scendere di categoria, fu apostrofata dal suo presidente: “se un barattolo di conserva me lo pagano di più in A2, lo mando in A2”.
Le riflessioni delle altre sportive sembrano proprio accusare un certo sessismo nel mondo dello sport, che non ci stupisce affatto, ma la denuncia della Benelli va oltre mostrando l’alto livello di omofobia contenuto nel suo contratto. In altre parole, le è stato richiesto per scritto, considerata la possibilità del suo lesbismo (sportiva donna determinata = lesbica all’ 80%), di non importunare le giocatrici del suo stesso sesso come se la “molestia” subita da una persona dello stesso sesso, in un mondo dove si da per scontato l’eterosessualità di tutte e tutti, fosse un aggravante da regolamentare.
Che un allenatore, un dirigente o un manager, per supposto etero, ci provi con una donna a lui sottoposta, senza dubbi etero, è meno grave, da meno fastidio e non è da specificarsi nel contratto. In Italia è probabilmente la cosa più normale del mondo, ahinoi.
Contratti fatti su misura per le donne che gli uomini mai si troveranno a firmare, che si tratti di gravidanza, molestie, abusi di potere o che dir si voglia; contratti su misura per lesbiche, gay, per prevenire, arginare e ingabbiare l’omosessualità.
Grazie Manuela. Parliamo, raccontiamo e denunciamo, così che tutto venga allo scoperto per non ripetersi più.
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