Il primo incontro, nel 1992, tra il ventiduenne Javier Bardem e il pubblico italiano non poteva essere piú esplicito: un primissimo piano del suo “pacco” contenuto in un paio mutande bianche che riempiva tutto lo schermo in una scena di “Prosciutto, prosciutto”.
Con questo film Bardem dava vita al personaggio del macho iberico che lo ha contraddistinto fino ad oggi e che si era trasformato in un’etichetta indelebile. Del resto lo stesso Bigas Luna, regista di “Prosciutto, prosciutto” lo aveva scelto per la sua faccia dura, la virilità dirompente e un’indiscutibile carica sessuale. Cosí, scopando Stefania Sandrelli circondato da prosciutti appesi al soffitto o toreando completamente nudo alla luce della luna, Javier entrava di diritto nell’immaginario collettivo gay. Del resto già nel suo primo film “Le etá di Lulú” aveva interpretato un morboso gigoló pronto a offrire i suoi servizi al miglior compratore e ora ha deciso di dare una svolta alla sua carriera abbandonando il personaggio che lo ha reso famoso e interpretando invece quello di un omosessuale.
Nel film “Seconda pelle”, in questi giorni nelle sale italiane, Bardem si cala nel ruolo di Diego, un traumatologo gay senza complessi, innamorato di un ingegnere incapace di accettare la sua omosessualità e di lasciare la doppia vita che lo porta dal letto dell’amante a quello della moglie.
Filmare Javier Bardem mentre bacia e fa l’amore con Jordi Mollà , l’attore che interpreta l’ingegnere e che in “Prosciutto, prosciutto” era il giovane figlio della Sandrelli, è stata una scommessa giocata e vinta dal regista Gerardo Vera. Nonostante i timori che il pubblico spagnolo non avrebbe gradito questa “profanazione” del suo idolo machista per eccellenza, i risultati al botteghino sono stati infatti eccellenti.
“Andare a letto con Jordi – ha dichiarato l’attore – è stato facile. Siamo amici e c’era una confidenza e una mancanza di pudore nel toccarci che superava i problemi che si creano in qualsiasi scena di sesso, etero o omo che sia. Anzi, sono state girate scene molto piú hard di quelle che poi si vedono sullo schermo, ma Gerardo ha avuto ragione nel trattare il sesso come un mero elemento narrativo e non come un elemento morboso”.
I fans di Bardem, per consolarsi del fatto che potranno solo immaginare queste scene hard tagliate in fase di montaggio, possono in ogni caso rivedere i suoi film che contengono sempre una forte carica di fisicità, tanto che Javier è in assoluto l’interprete piú “nudo” del cinema spagnolo.
Non poteva essere altrimenti dato che Bardem è l’attore feticcio di Bigas Luna che dopo “Prosciutto prosciutto” lo ha voluto in “La teta y la luna” e soprattutto come protagonista di “Uova d’oro”. In questo film Bardem, che intrepreta uno speculatore edilizio ossessionato dal potere e dal sesso (le uova in spagnolo sono gli attributi maschili), ha raggiunto il culmine dell’identificazione con il macho iberico. “Questa immagine – ha voluto peró puntualizzare Javier – è una creazione del regista Bigas Luna e della sceneggiatrice Cuna Casals e io gli dó solo corpo. Parallelamente ho una vita privata che non non diró se concorda o meno con questo tipo di comportamento, anche se credo di no. In ogni caso queste interpretazioni mi hanno dato un posto nel mondo del cinema e io non le rinnego”.
Una fisicità cosí “animale” (definizione dello stesso Bardem) non poteva passare inosservata a Pedro Almodovar che volle l’attore in “Tacchi a spillo” e soprattutto come protagonista maschile di “Carne Tremula”: anche su una sedia rotelle Javier dimostra la sua enorme carica sexy accanto a Francesca Neri. In questi dieci anni di variazioni sul tema del macho iberico, dal drogato in “Días contados”(1993) al assassino di “Perdida Durango” (1997), da amante di Ornella Muti in “L’amante bilingue” (1992) a quello di Victoria Abril in “Entre las piernas” (1999), Javier Bardem è diventato uno degli attori spagnoli piú apprezzati e premiati, ma ora ha deciso di cambiare registro.
Cosí dopo “Seconda pelle” lo vedremo presto in “Before the night falls” interpretando il poeta cubano Reinaldo Arenas, perseguitato come poeta e soprattutto come omosessuale.
Sembra che Javier ci abbia preso gusto: non è detto dunque che il simbolo del macho iberico degli anni ‘90 si trasformi nel 2000 in icona gay.
Filmografia
Segunda piel (2000)
Los lobos de Washington (1999)
Entre las piernas (1999)
Torrente, el brazo tonto de la ley (1998)
Dancer upstairs (1998)
Perdita Durango (1997)
Carne trémula (1997)
Airbag (1997)
Más que amor, frenesí (1996)
Éxtasis (1996)
El amor perjudica seriamente la salud (1996)
Boca a boca (1995)
La madre (1995)
El detective y la muerte (1994)
Días contados (1994)
La teta y la luna (1994)
El amante bilingüe (1993)
Huidos (1992)
Jamón, jamón (1992)
Tacones lejanos (1991)
Amo tu cama rica (1991)
Las edades de Lulú (1990)
di Silvio Ajmone – da Barcellona
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