Gaetan Dugas, steward dell’Air Canada, è stato a lungo considerato come il “paziente zero”, responsabile di aver diffuso l’AIDS negli Stati Uniti nel 1981: ma secondo una nuova ricerca apparsa su Nature, non sarebbe lui l’untore della malattia, né è chiaro se ce ne sia mai stato uno.
L’importante studio, annunciato dalla rivista Science sette mesi fa e realizzato da Michael Worobey dell’Università Arizona di Tucson, getta nuova luce sul mistero della diffusione dell’AIDS, che ha ucciso più di 500.000 persone solo negli Stati Uniti: secondo i nuovi dati il virus dell’HIV sarebbe arrivato dai Caraibi a New York all’inizio degli anni 70, diffondendosi da lì nel tempo. Sono stati analizzati oltre 2.000 campioni biologici raccolti tra il 1978 e il 1979 con una tecnica mai utilizzata prima: è stato possibile costruire una sorta di “albero genealogico” delle diverse evoluzioni del virus, che ha attraversato vari stadi. È emerso che negli anni 70 il virus aveva già subito dei mutamenti, probabilmente dopo lo scoppio di una prima epidemia nei Caraibi e ad Haiti; grazie a questa scoperta è stato possibile confrontare i campioni con quelli di Dugas, che è risultato avere una versione del virus collocabile a metà dell’albero genealogico, già ampiamente evoluta. Non poteva quindi essere lui il “padre” dell’epidemia, né è dato sapere se è esistito un altro paziente zero: il dato certo è che la pandemia è iniziata a Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo, per poi passare ai Caraibi e negli Usa. “È stata New York il vero crocevia della diffusione del ceppo, arrivato poi in tutto il mondo“, chiosa Worobey.
La storia di Gaetan Dugas è quindi da considerarsi come una leggenda metropolitana: biondo e attraente, venne marchiato come “untore” a causa della sua promiscuità (aveva dichiarato di aver avuto almeno 250 rapporti nell’ultimo anno) e di uno studio pubblicato nel 1984 sull’American Journal Of Medicine. Nell’analisi vennero ricostruiti i rapporti sessuali dei primi 248 infettati e emerse che lo steward aveva fatto sesso con 40 di loro: morì il 20 marzo del 1984, a soli 31 anni, per un blocco renale dovuto alle complicanze della malattia. Nonostante ci fosse una totale assenza di prove tangibili, la leggenda si diffuse presto, tanto da renderlo oggetto di articoli, film e documentari.