Succede in Argentina quello che alcune campagne lanciate dalle associazioni lgbt italiane per riportare al centro della discussione la questione delle nozze gay mirano a far succedere anche dalle nostre parti. Un giudice, infatti, ha autorizzato il primo matrimonio gay a Buenos Aires, dichiarando incostituzionali gli articoli del codice civile secondo i quali a poter contrarre mantrimonio sarebbero solo le coppie composte da un uomo e una donna. Ecco cosa silegge nella sentenza: "La legge deve trattare ogni persona alla stessa maniera in funzione delle sue peculiarità, senza il bisogno di capirle o regolarle". Ma si sono spinti oltre i giudici australiano mettendo in relazione l’impossibilità per le persone omosessuali di sposarsi con le leggi razzaili promulgate durante il regime nazista e con le discriminazioni subite dalle persone di colore e dagli indios nelle Americhe. La giudice Gabriela Seijas bisogna chiedersi se la proibizione del matrimonio per gli omosessuali "costituisce una discriminazione da parte dello Stato basata sull’orientamento sessuale".
Una sentenza, come si dice in questi casi, destinata certamente a fare discutere, non fosse altro perché proprio in questo momento il Congresso sta valutando due proposte di legge che puntano proprio a legalizzare le unioni gay. Naturalmente, l’oppositore più strenuo a queste iniziative legislative è la Chiesa cattolica che, attraverso la Conferenza Episcopale ha reso nota la propria posizione sottolineando come "affermare l’eterosessualità come requisito per il matrimonio non significa discriminare ma partire dalla constatazione obiettiva che ne è il presupposto". Ed è forse proprio per non irritare ulteriormente le alte sfere ecclesiastiche che la presidente Cristina Fernandez Kirchner ha deciso di non partecipare al confronto politico sul tema delle coppie omosessuali. Inoltre. Cristina Kirchner è attesa in Vaticano entro la fine del mese insieme al capo di stato cileno Michelle Bachelet.
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