Ancora omofobia a Roma e in Puglia, ma la Binetti non ci ripensa

Un cliente del Gay Village cacciato per avere insultato un ragazzo gay. A Bisceglie, monologo sulle "cure" per i gay. Ma sulla legge contro l'omotransfobia, i deputati cattolici insistono.

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Vladimir Luxuria al Gay Village

Vladimir Luxuria al Gay Village

Dopo il tragico suicidio del quattordicenne romano avvenuto pochi giorni fa, l’omofobia continua a farla da padrona in questa parte finale di estate. L’ultimo, in ordine cronologico, risale alla notte tra sabato e domenica quando, per intervento diretto della direttrice artistica Vladimir Luxuria, un cliente del Gay Village è stato allontanato del parco in cui si svolge l’evento clou dell’estate gay romana proprio per omofobia. Convinto che un altro ragazzo lo guardasse insistentemente, il cliente lo ha apostrofato dicendo: “Abbassa subito lo sguardo, non sono mica frocio come te”. L’episodio è avvenuto davanti al truccatore di Vladimir Luxuria che, avvisata dell’accaduto ha chiesto l’allontanamento del ragazzo e imposto alla sicurezza il divieto a farlo rientrare nell’area del Village. “Questa persona non ha evidentemente capito dove si trova – ha detto poi dal palco la stessa Luxuria -. Noi qui siamo rispettosi verso tutte le diversità e pretendiamo che lo sia anche il nostro pubblico. Ho voluto dirlo pubblicamente perché queste cose qua dentro non passeranno mai. E ho voluto lanciare un chiaro segnale: qui non sono ammesse espressioni di questo genere”.

Flavio Romani con Victoria Cabello al Palermo Pride 2013

Flavio Romani con Victoria Cabello al Palermo Pride 2013

A denunciare un altro fatto, però, arriva il presidente nazionale di Arcigay Flavio Romani che con un comunicato rende noto quanto accaduto a Bisceglie, in Puglia. Secondo quanto riferisce Arcigay, infatti, lo scorso 16 agosto, durante il musical “Il mio canto libero – (Scegli la vita!)” portato in scena dalla Comunità “Arca dell’Alleanza” nell’Anfiteatro Mediterraneo della cittadina pugliese, un attore del cast ha spiegato al pubblico che l’omosessualità deriva dalla mancanza della figura paterna e si “cura” con la preghiera. L’evento apriva il cartellone di “Musical ed evangelizzazione per le strade e le spiagge a Bisceglie”, manifestazione svolta con il patrocinio del Comune e della Pastorale giovanile. I primi a denunciare l’accaduto sono stati gli stessi turisti che hanno assistito increduli allo spettacolo e si sono rivolti ad Arcigay BAT (Barletta – Andria – Trani) che, contattata la comunità, si è vista confermare il contenuto di quel monologo: “il racconto di una storia vera di un omosessuale che scopre Dio e in quel caso riscopre anche la sua eterosessualità”, spiega in una nota l’Azione Cattolica che esprime solidarietà all’Arca dell’Alleanza. “Un messaggio falso e scellerato – commenta il presidente di Arcigay, Flavio Romani – che infierisce sul disagio e il senso di inadeguatezza che i giovani omosessuali sono costretti a provare nel nostro Paese “. “Questa è la libertà di opinione – chiede il presidente di Arcigay – che i cattolici intendono salvaguardare nel testo della legge contro l’omotransfobia? Sono questi i punti di vista (di impianto identico all’eugenetica nazista) che il nostro Parlamento vuole mettere al sicuro emendando quella legge?”.

L'On. Paola Binetti

L’On. Paola Binetti

E a proposito del testo in discussione alla Camera contro l’omotransfobia, sul numero odierno di Brescia Oggi l’onorevole Paola Binetti (Scelta Civica in quota UDC) risponde alla lettera aperta del consigliere di Arcigay Luca Trentini pubblicata qualche giorno fa sull’Huffington Post ribadendo come per alcuni deputati cattolici di Pd e Scelta Civica la legge contro l’omotransfobia rischierebbe di trasformarsi in un’inaccettabile, a loro dire, anticamera per il riconoscimento di nozze e adozioni gay.

Trentini si era rivolto ai 26 firmatari di una lettera all’Avvenire (Bazoli, Berlinghieri, Balduzzi, Bindi, Binetti, Bobba, Buttiglione, Causin, Cova, Fioroni, Garofani, Gigli, Ginato, Gitti, Guerini, Marazziti, Nardelli, Patriarca, Preziosi, Richetti, Santerini, Sberna, Senaldi, Schirò, Taricco, Zanin,), con la quale si rassicuravano i cattolici sul fatto che, legge o no, la loro libertà di opinione sarebbe stata garantita, ricordando loro il rischio di trasformarsi in complici e corresponsabili dei tanti episodi di odio e violenza omofoba contro i quali, senza una legge adeguata, sarà impossibile intervenire in maniera adeguata.

“Che la legge contro l´omofobia possa diventare un piano inclinato per facilitare l’approvazione delle altre leggi è una preoccupazione tutt’altro che infondata – scrive la numeraria dell’Opus Dei su Brescia Oggi -. Il punto chiave su cui si addensano le nostre perplessità è quello che pone sullo stesso piano gli atti di violenza, a cui tutti diciamo un «no» assolutamente convinto, di qualunque forma di violenza si tratti! e gli atti di discriminazione, senza affatto precisare che sottolineare delle differenze, oggettive, reali, non significa affatto discriminare, ma semplicemente prendere atto della realtà”. “Si può votare una legge che usa in modo ambiguo il termine discriminazione e quindi lascia la legge in mano alle interpretazioni dei magistrati, che potrebbero usarla per un riconoscimento di fatto di unioni omosessuali, anche in mancanza di una legge ad hoc – chiede l’onorevole -? A mio avviso non si può votarla e soprattutto non si può farla passare senza sollevare a priori le sue zone d´ombra e di incertezza”. “Credo che sia giusto e necessario – conclude la Binetti – restare sul piano dei diritti individuali, senza fare di questa legge un pretesto per spingersi oltre, dimenticando che ammettere e riconoscere delle differenze, non ha nulla a che vedere con il discriminare e meno ancora con il far violenza!”.

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