Entrato nella storia degli Emmy in quanto primo attore nero dichiaratamente gay a vincere il riconoscimento come miglior attore, grazie a Pose, Billy Porter è in rampa di lancio. Fino a pochi anni fa acclamato e conosciuto solo a Broadway, Porter sarà ora la Fata Madrina in un nuovo live-action di Cenerentola, ma il 50enne attore, dal 2017 sposo di Adam Smith, ha seriamente rischiato di abbandonare ogni sogno di gloria a causa dell’omofobia che imperversa ad Hollywood.
Intervistato da Deadline, Porter ha ricordato i primi anni nel mondo dello show business, in cui la sua omosessualità, mai taciuta, si tramutava spesso in boomerang. Soprattutto in ambito musicale, perché Billy provò ad esplodere come cantante. Un mondo, quello discografico, da lui definito “enormemente e violentemente omofobo. Non si trattava mai di musica. Si trattava sempre di cercare di sistemarmi in modo tale che gli altri non si sentissero a disagio”.
Tutto questo in una Hollywood che all’epoca ruotava attorno a solo tre cliché afroamericani, ovvero il sexy Denzel Washington, il saggio James Earl Jones e il comico Eddie Murphy. La crisi finanziaria si fece acuta, Porter dichiarò bancarotta, perse il contratto discografico e per 13 anni non ha avuto uno straccio di assicurazione sanitaria. Fortunatamente per lui, questa storia ha un lieto fine.
Ryan Murphy lo ha voluto in Pose, rivoluzionaria serie LGBT confermatissima per la terza stagione, e Porter è di fatto diventato una star, anche se cinquantenne suonato. Meglio tardi che mai, anche perché Billy non ha mai avuto rimpianti nei confronti di questa sua omosessualità vissuta alla luce del sole.
Dobbiamo parlare della vita, di noi stessi, anche quando tutti intorno a noi stanno facendo il contrario. Non ho mai visto nulla di simile a me, e la visibilità … quando ci vediamo riflessi … è così importante.
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