Thomas Beattie è stato un giocatore professionista per 10 anni. Centrocampista e attaccante, 33 anni, Beattie ha concluso la sua carriera di calciatore 5 anni fa, a seguito di un violento trauma cranico durante una partita. E solo ora, nel corso di un’intervista, ha deciso di raccontare il suo disagio nel vivere la sua vita senza poter dire chi era veramente.
Thomas Beattie è omosessuale. Per troppi anni è stato solo e isolato. Non bastavano le vittorie della sua squadra e la sua carriera formidabile, perché mancava qualcosa di molto più importante: essere sé stesso.
Una vera e propria paura, quella del calciatore. Cercava di esporsi il meno possibile per evitare di tradirsi, anche nei social. Lo spiega nell’intervista rilasciata a ESPN:
Di solito sono super social, ma stavo diventando antisociale per evitare scenari che mi potessero esporre. Questo era uno schema che mi aveva portato anche in tutto il mondo. Mi distesi sul letto e fissai il soffitto, sentendomi il ragazzo più solitario del mondo. Le lacrime sgorgarono; un’ondata paralizzante di emozioni mi travolse. Tutto il mio corpo stava bruciando; mi formicolavano le braccia e il cuore batteva forte, come mille battiti al minuto. Ho pregato di svegliarmi e tutto sarebbe scomparso, anche se in fondo sapevo che stavo pregando per la cosa sbagliata. Dovevo chiedere la forza per accettarmi.
Per Thomas Beattie, il coming out è stata una semplice frase:
Mi chiamo Thomas Beattie. Sono un fratello, un figlio, un amico, un ex calciatore professionista, imprenditore e un ragazzo fastidiosamente competitivo. Sono molte cose e una di queste è essere gay.
Una confessione difficile, pensando a come omosessualità e calcio spesso sono nemici.
La difficoltà di Thomas Beattie nell’essere gay in una squadra di calcio
L’ex calciatore e ora imprenditore di successo ha dovuto fare i conti con il binomio omosessualità – calcio.
Essere gay e avere una carriera nel calcio non è mai sembrato un’opzione. La società mi ha detto che la mia mascolinità era legata alla mia sessualità – qualcosa che ovviamente sappiamo è una falsa ipotesi.
Ma mi sentivo come se non potessi essere un calciatore e accettare chi ero. Tutto intorno a me ha suggerito che questi due mondi erano puri nemici e ho dovuto sacrificarne uno per sopravvivere. […]
Ma nel calcio c’è ancora paura che un compagno di squadra gay possa sconvolgere l’ambiente della squadra.
Beatie ha dovuto prendere una decisione, quando era una stella del calcio inglese. Continuare a fingere qualcosa che non era, oppure aprirsi al mondo (o almeno ai compagni di squadra) e accettare anche il clima omofobo che sarebbe nato.
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