TOP 30 delle canzoni LGBTQ più amate di sempre

I riferimenti alla tematica LGBTQ nella musica pop sono presenti in canzoni di successo che il pubblico spesso non è stato in grado di cogliere. Non tutti sanno, infatti, che alcune tra queste 30 canzoni strizzano un occhiolino alla nostra comunità. Scopri quali sono.

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18 min. di lettura

La musica pop ha ricevuto grandi influenze dalla cultura queer. Basti pensare alle canzoni LGBTQ di Madonna degli anni ’80, come “Vogue”, che hanno tratto linfa vitale dalla cultura underground dei locali gay-friendly statunitensi.

Possiamo dire, in generale, che la storia della musica pop è anche storia queer. Sono stati stati tanti, e continuano ad essere numerosi, gli artisti LGBTQ all’avanguardia nel settore musicale. Alcuni di questi hanno voluto soltanto fare qualche allusione alla tematica senza uscire troppo allo scoperto (per ragioni probabilmente di marketing), mentre altri si sono imposti come vere e proprie icone, nonché paladini dei diritti LGBTQ.

Ad ogni modo, la musica è sempre stata forse il miglior mezzo che abbiamo avuto per poterci esprimere, perché grazie ad essa abbiamo resistito, abbiamo lottato per i nostri diritti, non abbiamo mai abbassato lo sguardo. E continuiamo a farlo.

Ecco, qui di seguito, le canzoni che, con i loro riferimenti a tematica LGBT, ci hanno fatto ballare, sognare, commuovere e combattere per il nostro riconoscimento agli occhi della società. 30 canzoni LGBT a partire dagli anni ’70 fino a oggi.

Canzoni LGBTQ Anni ‘70

Starman – David Bowie (1972)

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Non esageriamo nel dire che David Bowie è stato uno tra i più importanti artisti a contribuire alla rottura del tabù omosessuale, già a partire da periodi in cui si faceva ancora fatica ad accettare la parità tra l’uomo e la donna.

La canzone “Starman”, in particolare, è stata quella più significativa per generazioni di giovani insicuri del proprio orientamento sessuale e della propria identità di genere. Il testo della canzone, così come la presentazione del brano a “Top of The Pops” di quell’anno, sono ciò di più androgino e a tematica LGBT si potesse immaginare a quell’epoca.

Quel che si dice (Comme Ils Disent) – Charles Aznavour (1972)

Quando ancora in Italia non esisteva la parola gay, ma esistevano termini dispregiativi nei confronti degli omosessuali (come “culattone”, “busone”, “bardassa”), Charles Aznavour pubblicò una canzone gay italiana che ebbe un successo mondiale, seppur non fosse stata accolta bene in tutto il mondo (in particolare, in Russia).

Possiamo ritenere “Quel che si dice” di Aznavour come la prima canzone dichiaratamente a tematica LGBT che fu trasmessa in Italia. Una canzone commovente, che ebbe come obiettivo principale quello di sfidare gli omofobi dell’epoca. Recentemente il brano è stato riscoperto da Massimo Ranieri e portato da lui in giro in tournée in tutta la Penisola.

Nel testo di “Quel che si dice” traspare la solitudine di un uomo che vive con la madre malata. Di giorno la accudisce, mentre di notte lui si esibisce come drag queen.

Questo brano, secondo Aznavour, “ha giovato alla causa degli omosessuali, che all’epoca erano oggetto di scherno e discriminazione”.

Walk on the Wild Side – Lou Reed (1972)

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Flick – Tangi Bertin

La canzone di Lou Reed, rimasta più impressa nella memoria di intere generazioni, racconta la scena queer di New York degli anni ’70 e, non a caso, fu prodotta da David Bowie e Mick Ronson.

In particolare, “Walk on the Wild Side” è dedicata ai personaggi multigender della factory di Andy Warhol: sono nominati molti gay, donne trans (come l’attrice transgender Curly Durling) che transitavano nella cerchia ristretta di una tra le icone più importanti dell’arte.

La canzone, entrata nella Billboard hot 100, è tra le prime a celebrare le donne transgender come nessuno aveva mai fatto prima.

I will survive – Gloria Gaynor (1977)

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Wikimedia

Tra le canzoni LGBT che hanno lasciato un segno nella storia della musica queer, c’è indubbiamente “I will survive” di Gloria Gaynor, una canzone della disco music classica che, nel 1978, permise alla cantante di raggiungere la prima posizione della classifica statunitense Billboard.

Per le tematiche della canzone, che abbracciano forza, orgoglio, indipendenza e superamento delle fragilità, diede voce non solo alla comunità LGBTQ, ma anche alle donne, la cui identità allora era ancora definita dai loro rapporti con gli uomini. Diede voce anche alla comunità afro-americana che, in questo genere musicale, trovava la rappresentazione massima del proprio potere.

Per quanto riguarda, in particolare, la comunità LGBTQ, “I Will Survive”, è diventata un inno per quella generazione di persone devastate dall’HIV, una malattia che veniva definita “la piaga dei gay”.

“I will survive” fu un vero e proprio grido di battaglia, che celebra appieno la resilienza.

I feel love – Donna Summer (1977)

Donna Summer, canzoni a tematica LGBT
Wikimedia

Possiamo tranquillamente inserire questa canzone di Donna Summer nella nostra lista delle 30 canzoni LGBTQ più conosciute. Sin dalla prima volta che è stata suonata alla Gallery, una delle più importanti disco gay-friendly di New York, “I feel love” è riuscita a far innamorare sin da subito le folle.

Da quel momento, la canzone è stata indissolubilmente legata alle serate queer e, seppur i produttori Giorgio Moroder e Pete Bellotte non si possano definire proprio come dei perfetti alleati LGBTQ, le persone hanno capito che il brano ha qualcosa di speciale.

“I feel love” è una canzone che invita ad amare il proprio corpo, i propri desideri. Questo testo ha un grande significato per coloro che si sentono giudicati per il loro orientamento sessuale, che vengono ritenuti malati, deviati.

YMCA – Village People (1978)

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YMCA è la canzone a tematica LGBT per eccellenza.

Già dal titolo della canzone, l’acronimo di Young Men’s Christian Association (Associazione Cristiana dei Giovani) è possibile notare il riferimento alla storia della comunità queer americana. Le YMCA erano, infatti, dei luoghi in cui gli omosessuali potevano incontrarsi senza timore.

Gli stessi componenti del gruppo, i Village People, sono stati assemblati per attirare il pubblico LGBTQ, in quanto raffiguravano una parodia degli stereotipi della cultura underground gay: il motociclista, il poliziotto, il pellerossa, il soldato e l’operaio edile.

Andrea – Fabrizio De André (1978)

 

Torniamo alle canzoni italiane gay, quelle che sono diventati dei veri e propri capolavori e, che se non conosci, ti invitiamo almeno una volta ad ascoltare. Stiamo parlando, in particolare, di “Andrea” di Fabrizio de André, una canzone dichiaratamente a tematica LGBT.

Lo stesso Fabrizio de André ha affermato: Questa canzone la dedichiamo a quelli che Platone chiamava, in modo addirittura poetico, i “figli della luna”; quelle persone che noi continuiamo a chiamare gay oppure, per una strana forma di compiacimento, diversi, se non addirittura culi. Ecco, mi fa piacere cantare questa canzone, che per altro è stata scritta per loro una dozzina di anni fa, così a luci accese, anche a dimostrare che oggi, almeno in Europa, si può essere semplicemente se stessi senza più bisogno di vergognarsene» (Fabrizio De André -Teatro Smeraldo di Milano il 19/12/1992).

We are family – Sister Sledge (1979)

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BBC

Joni Sledge, una delle sorelle Sledge, un gruppo disco statunitense degli anni ’70, prima di morire nel 2017 ha affermato che “ogni uomo gay, che sia mai stato su una pista da ballo o abbia partecipato ad una Pride Parade, conosce a memoria le parole di We Are Family”.

E non possiamo che confermare quanto questa canzone delle Sister Sledge abbia tracciato un solco nella vita di molti LGBTQ. Joni Sledge, nell’intervista presente sul sito web TheOutFront.com, ha proseguito dicendo che lei e la band si sono sentite davvero amate, probabilmente perché “molte persone “LGBT vengono rifiutate dai propri familiari e nel vederci unite in famiglia a cantare l’amore, ci vedono come se fossimo loro sorelle, come se fossimo appunto la loro famiglia”.

Canzoni gay degli anni ‘80

I’m coming out – Diana Ross (1980)

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Un classico tra le canzoni LGBT è “I’m coming out” di Diana Ross, pubblicato nell’estate del 1980.

Il brano nacque da un’idea di Nile Rodgers e Bernar Edwards del gruppo “Chic” quando una sera individuarono tre drag queen vestite da Diana Ross, una cantante che tutti conosciamo e che già allora era una vera regina della disco music.

Decisero, quindi, di produrre un brano dedicato alla comunità LGBTQ, per ringraziare dell’ammirazione nei confronti di Diana Ross. In men che non si dica, “I’m coming out” è diventato un successo planetario per via non solo del ritmo memorabile, ma anche del testo che invita ad essere se stessi e a gettare le catene della vergogna.

Diana Ross ritiene questa canzone una tra quelle in grado di far davvero la differenza nella vita delle persone.

It’s raining men – The Weather (1982)

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Wikimedia

“It’s raining men” è uno dei brani che, ancora a distanza di anni, balliamo nelle discoteche, ai Pride o ascoltiamo nelle nostre playlist di Spotify.

Perché lo abbiamo inserito in questa lista delle 30 canzoni LGBTQ? Non tutti lo sanno, ma si tratta di una vera e propria canzone gay: non è soltanto un inno per donne sole.

Il brano è stato scritto da Paul Jabara, un attore e compositore dichiaratamente gay che, prima di proporlo al duo femminile Weather Girls, lo presentò ad icone LGBTQ del tempo, come Diana Ross, Cher, Donna Summer e Bettle Midler.

Oltre a questo dettaglio, la canzone diventò già negli anni ’80 un inno gay grazie alla drag queen Ru Paul che, inserendola nelle sue performance, la fece diventare virale. Furono molte le altre drag queen che copiarono e parodiarono le Weather Girls, donne afro americane dalle taglie forti, decisamente affascinanti per coloro che adorano il travestitismo.

Anche il testo della canzone è rivendicato dagli omosessuali: non solo le donne hanno diritto ad avere piacere sensuale con gli uomini “piovuti dal cielo”. Ma anche gli uomini.

I want to break free – Queen (1984)

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Wikipedia

Seppur la tematica LGBT fu, fino alla morte di Freddie Mercury, totalmente oscurata per ragioni di business e probabilmente, per motivi personali legati alle origini parsi del cantante, è innegabile quanto “I want to break free” dei Queen giochi su argomenti quali la sessualità e la libertà di vivere, svincolati da qualsiasi forma di schiavitù e da qualsiasi censura.

Il video, in particolare, è rimasto impresso nella mente di intere generazioni e, all’epoca, destò talmente scandalo da essere messo al bando per molti anni da vari programmi, tra cui MTV USA.

I Queen, vestiti da donna, presero metaforicamente a schiaffi tutti coloro che continuavano a fare gossip e a fare outing nei confronti di Freddie Mercury.

La canzone non è solo un inno per la comunità LGBTQ, ma è attualmente considerata sacra in Sud America, in quanto la si ritiene un messaggio politico sui mali delle dittature.

True Colors – Cindy Lauper (1986)

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Wikimedia Commons

La canzone “True Colors” di Cindy Lauper ha aiutato milioni di LGBTQ a trovare la forza per essere se stessi, oltre ogni schema precostituito e sovrastruttura che la società ci impone di perseguire. Basta dare una lettura attenta al testo per capire quanto venga inclusa la tematica LGBT in questa canzone.

Negli ultimi anni, in particolare, la cantante, che ha venduto milioni di dischi in tutto il mondo, è diventata una vera e propria attivista LGBTQ. Nel 2008 ha fondato il True Colors Fund, un’associazione che aiuta una moltitudine di senzatetto LGBTQ, in particolare minori che, negli USA, rappresenta circa il 20/40 per cento del totale dei minori senza dimora.

Ecco quello che ha affermato di recente la cantante: “Seppur io sia eterosessuale, è stato difficile per me crescere. Avevo degli hater, ma non avevo, tuttavia, persone che mi dicessero che ero fondamentalmente imperfetta perché il mio orientamento sessuale o la mia identità di genere non soddisfacevano le loro aspettative. Penso che il problema più grande che i giovani LGBTQ affrontano oggi sia rappresentato da quelle persone che dicono loro che non vanno bene per ciò che sono veramente.

Cindy Lauper ha proseguito dicendo: “Questo tipo di rifiuto non fa male solo all’interno, ma mette a repentaglio il totale benessere di ognuno di loro… Se possiamo assicurarci che questi giovani siano al sicuro e accettati nelle loro comunità, possiamo prepararli al successo”.

Fast Car – Tracy Chapman (1988)

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Wikipedia

Fast Car di Tracy Chapman è una canzone rivendicata da molte lesbiche, seppur la cantante non abbia mai fatto coming out (un outing le è stato fatto da una sua ex fidanzata, la scrittrice e femminista Alice Walker).

Come ha fatto Fast Car a diventare un inno per il movimento lesbico? Tracy Chapman canta di una coppia genderless, senza genere, che abbandona la città per trovare una casa in una città vicino, un’esperienza che molte persone LGBTQ vivono, soprattutto se sono alla ricerca di una città o una metropoli che offra loro maggior sicurezza, rispetto e solidarietà.

Secondo molte lesbiche la canzone è ricca di simbolismo saffico, a partire dalla assenza di pronomi. Ma anche Tracy Chapman stessa, per molte lesbiche, ha voluto in qualche modo far capire circa il suo orientamento sessuale, come quando, ad esempio, si presentò ai Grammy Awards indossando una giacca di pelle nera con una spavalderia androgina da pochi.

Express Yourself – Madonna (1989)

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Wikimedia

Tra le canzoni a tematica LGBTQ e femminista di Madonna merita una menzione “Express Yourself” di Madonna.

Una canzone podroma a quelle mainstream attuali. Una canzone pubblicata sul finire degli anni ’80 dove soltanto un accenno alle tematiche della comunità rappresentava una scintilla di speranza per molte persone, giovani LGBTQ che dovevano fare i conti con il proprio orientamento sessuale e con la propria identità di genere.

Express Yourself” è chiaramente un invito alle donne ad affermare la propria autostima, ma è una canzone ugualmente significativa per tutti i fan LGBTQ di Madonna: “Express yourself, respect yourself” canta Madonna, attorniata nel videoclip da bellimbusti carichi di fascino omoerotico.

Anni’90: canzoni gay famose

Justify My Love – Madonna (1990)

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Wikipedia

Madonna è di certo la cantante che, più di altri, all’epoca rappresentò la queerness nelle sue canzoni ed, in particolare, nei videoclip.

Nel testo di questa canzone, tuttavia, non c’è un riferimento esplicito alla tematica LGBTQ. Ad ogni modo, i riferimenti all’omosessualità e al travestitismo nel videoclip non mancano. Per il tempo in cui è stato prodotto, rimane uno dei video più audaci di sempre (MTV lo mise al bando addirittura fino al 2002).

Tra il pubblico LGBTQ la versione integrale riscosse un successo senza precedenti. Ciò che affascinò particolarmente fu vedere l’allora compagno di Madonna, Tony Ward, baciare sulla bocca una drag queen.

La canzone in sé, ad ogni modo, rappresenta un bello schiaffo ai bigotti dell’epoca: la frase che conclude il video “Povero è l’uomo il cui piacere dipende dal permesso di un altro” ne è l’emblema.

Freedom! ’90 – George Michael (1990)

 

Come descrive bene il sito GMForever.com, la canzone “Freedom” descrive “il lasciare alle spalle il passato, lo sfidare se stessi e, al contempo, rimanere se stessi. Così come l’abbracciare ciò che sta per arrivare nella vita futura. Questo è un pensiero universale per il movimento LGBT nella sua lotta per il rispetto e l’uguaglianza”.

Questa canzone è di anni antecedente al coming out di George Michael ma, in maniera non tanto nascosta, celebra il coming out stesso ed è un chiaro invito alla liberazione dai tabù imposti.

Tra le canzoni LGBT, questa è probabilmente una delle più conosciute, uno dei migliori inni della comunità e che non può mancare ad un Pride che si rispetti.

Vogue – Madonna (1990)

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Wikimedia

Come abbiamo accennato nell’introduzione, “Vogue” di Madonna trae ispirazione dalle ballroom di New York degli anni ’80, luogo di frequentazione delle comunità queer black e latine dove veniva, appunto, ballato il voguing, uno stile di danza contemporanea che consiste nell’imitare, con gesti angolari e fluidi, le pose dei modelli che partecipano alle sfilate.

Queste “house family” erano luoghi di competizione per drag queen e transgender, dove si combatteva a colpi di voguing in vere e proprie “battle” .

Questa scena underground LGBT ha affascinato talmente tanto Madonna da assoldare nel suo corpo di ballo il coreografo domenicano Jose Gutierrez, membro della “House of Xtravaganza”. Il ballerino ha creato le coreografie del video probabilmente più a tematica LGBTQ di sempre.

Constant Craving – k.d. Lang (1992)

 

K.d Lang, l’anno dell’uscita del suo singolo più conosciuto “Constant Craving”, ha fatto coming out.

Quando grazie a questo singolo vinse il Grammy Award per la miglior interpretazione femminile, furono molte le associazioni religiose che protestarono fuori dalla cerimonia.

Inoltre, seppur l’Organizzazione Mondiale della Sanità avesse da poco declassificato l’omosessualità dalle malattie mentali, da un punto di vista marketing fare coming out era considerato un puro “assassinio” della propria carriera.

Nonostante l’epoca, “Constant Craving” ottenne un successo mondiale ed inaugurò l’età del cosiddetto “lesbian chic”.

Take Me or Leave Me – Rent (1996)

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Wikimedia Commons

Per gli amanti dei musical, “Take me or Leave Me” è la canzone LGBT per eccellenza, tratta da “Rent” (musical rock del 1996, ma che ha avuto una famosa trasposizione cinematografica recente, molto amata anche dal pubblico italiano).

Questa canzone è cantata da due personaggi lesbiche (Maureen e Joanne, interpretate rispettivamente da Idina Menzel e Fredi Walker) la cui relazione è prominente tanto nel musical quanto nel film, seppur non sia centrale. La relazione della coppia lesbica non è proprio tra le più idilliache del musical, ma l’amore omosessuale è completamente accettato.

La canzone “Take Me or Leave Me” è divenuta nota al grande pubblico non soltanto per il film omonimo, ma anche per le varie cover realizzate, tra cui quella presente nella serie tv Glee, cantata da Rachel Barry e Mercedes Jones nell’episodio “Comeback”.

La versione di Glee ha raggiunto la 51 posizione in classifica del US Billboard Hot 100.

Come to my window – Melissa Etheridge (1993)

Melissa Etheridge, canzoni lgbtq
Wikimedia Commons

Dopo aver fatto pubblicamente coming out, la cantante Melissa Etheridge fece uscire “Come to my window”, una canzone che meno velatamente rispetto alle altre, parla di orientamento sessuale ed attivismo.

I don’t care what they think. I don’t care what they say. What do they know about this love, anyway?

Grazie alla forza trainante della comunità LGBTQ, la canzone ha debuttato nella classifica Billboard. Melissa Hetheridge vinse, inoltre, un Grammy Award per la migliore interpretazione rock femminile.

Anche il video della canzone è molto interessante: ad immagini della cantante che si esibisce da sola, se ne alternano altre dove si vede lei rinchiusa in una casa di cura per malati di mente, che dialoga coi suoi fantasmi interiori e disegna sul muro scarabocchi infantili.

Come suggerisce Giovanni dall’Orto nel suo blog, la casa di cura per malati di mentali può essere letta come “closet”, quell’armadio metaforico che rappresenta la situazione di malessere psicofisico di coloro che nascondono il proprio orientamento sessuale.

Canzoni LGBTQ. Anni 2000

It takes a fool to remain sane – The Ark (2000)

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Wikimedia Commons

Agli albori del nuovo Millennio, la band The Ark cantava una canzone a tematica LGBT che ancora oggi è rimasta impressa in molte persone.

Le sonorità impattanti contribuiscono a rendere virale un messaggio importante per il pubblico etero e queer: bisogna avere il coraggio di apparire per quello che realmente si è, senza avere la paura di sembrare “grassi, pazzi o gay”.

They’re afraid to feel ashamed, to seem strange, to seem insane, to gain weight, to seem gay”.

Beautiful – Christina Aguilera (2002)

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Wikimedia Commons

Il testo di “Beautiful”, la canzone di Christina Aguilera che probabilmente tutti hanno sentito almeno una volta nella vita, non è proprio riferito alla comunità LGBTQ. L’invito, rivolto a tutti, è quello di non badare a ciò che pensa la gente, bensì a seguire il proprio percorso di vita e a rendersi conto della bellezza che alberga in ognuno di noi. Tuttavia, il videoclip parla chiaro: oltre alla rappresentazione di varie vittime del bullismo, come quelle che risentono del bodyshaming, appare un uomo che si trucca da donna ed una coppia omosessuale che si dà un bacio lungo ed affettuoso su una panchina, indifferente agli sguardi dei passanti.

La Aguilera ha contribuito a rendere mainstream la rappresentazione dell’omosessualità in televisione e su Internet, aiutando molti LGBTQ a sentirsi accettati.

Grace Kelly – Mika (2007)

Mika, canzoni gay famose
Instagram – Mika

Qualche anno prima del coming out ufficiale, Mika pubblicava questa canzone, diventata un inno per tutta la comunità LGBTQ.

Anche in questo caso, come in altre canzoni, non c’è un riferimento esplicito all’orientamento sessuale. Tuttavia, “Grace Kelly” è un testo che rivendica la libertà di esprimersi come meglio si desidera. Mika, infatti, all’inizio della sua carriera, fu spesso criticato per il suo aspetto sgargiante e l’atteggiamento estroverso. Sono state molte le case discografiche che gli hanno chiesto di cambiare.

Mika non ha mai mollato e, anzi, potremmo dire che ha ulteriormente enfatizzato il suo lato estroso. Questo ha contribuito a farsi amare da un pubblico internazionale, non solo queer.

Gino e l’alfetta – Daniele Silvestri (2007)

Una delle canzoni gay italiane che ha destato più clamore, tra critiche ed ammirazione, tanto da essere utilizzata come inno di alcuni Pride, è “Gino e l’alfetta” di Daniele Silvestri.

La canzone ha come obiettivo specifico quello di lanciare un messaggio contro l’ipocrisia delle istituzioni politiche nel trattare le tematiche LGBT ma, più che ipocrisia, “il totale menefreghismo”, come ha affermato il cantante in diverse interviste.

“Gino e l’alfetta” tratta l’omosessualità maschile in maniera profonda ed allo stesso tempo coinvolgente, grazie al ritmo ed al ritornello facilmente memorizzabili.

Come solitamente accade in Italia, quando si cantano certe canzoni, si tende a mandarle in sordina e, infatti, il brano di Daniele Silvestri non ha avuto purtroppo il successo meritato. Ma noi vogliamo celebrarlo inserendolo in questa lista delle 30 canzoni LGBTQ che tutti dovrebbero ascoltare.

I kissed a girl – Katy Perry (2008)

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Instagram – Katy Perry

Non possiamo non citare questa canzone di Katy Perry del 2008, diventata negli anni a venire simbolo dell’amore LGBTQ. Questo brano entra di diritto nelle 30 canzoni LGBTQ che hanno lasciato il segno.

Katy Perry arriva da esperienze abbastanza pesanti, come quella vissuta in un campo di conversione per i gay, dove vengono solitamente applicate le cosiddette “teorie riparative”. Il riflesso della sua gioventù trascorsa in centri di riabilitazione è, tuttavia, presente in questo testo in cui Katy Perry dice indirettamente che le ragazze che si scambiano dei baci non sono poi così brave. Per questo motivo, la canzone negli anni ha ricevuto moltissime critiche anche dalla comunità queer che le è più affezionata.

Tuttavia, la cantante di recente ha affermato che vorrebbe riscrivere la canzone: “Siamo davvero cambiati, negli ultimi dieci anni. Abbiamo fatto molta strada: la bisessualità non era così emancipata, non se ne parlava così liberamente. Se dovessi riscrivere di nuovo I Kissed a Girl, probabilmente farei una modifica su di essa: le parole del testo alludono ad alcuni stereotipi che non sono più attuali. Il fatto su cui si basa questo desiderio è che quel che è vero per te, nella società può evolversi”.

Al di là del messaggio sottointeso, la canzone è stata di sicuro stata presa a cuore dal pubblico LGBTQ.

Raise Your Glass – Pink (2010)

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Instagram – Pink

Anche in questo caso ciò che ha contribuito a rendere la canzone di Pink uno degli inni della nostra comunità è il videoclip che affronta varie tematiche, tra cui quella LGBTQ.

Nel video è inclusa una scena di un matrimonio omosessuale, al cui ricevimento lei canta.

L’idea del video è nata da un’esperienza vissuta personalmente dalla cantante. In varie interviste ha rilasciato la seguente affermazione: “Nel giardino di casa mia sono state celebrate le nozze della mia migliore amica: lei è gay e si è sposata con la sua compagna e tutto è stato veramente meraviglioso. Quando tutto è terminato sua madre mi ha detto: – Perché tutto questo non può essere legale?- ed è scoppiata in lacrime. È stata la situazione più straziante che io abbia mai vissuto e questa è la ragione per cui ho deciso di realizzare il video“.

All the lovers – Kylie Minogue (2010)

Kylie Minogue, canzoni gay famose
Instagram – Kylie Minogue

Sebbene Kylie Minogue non sia un’artista queer, la si può annoverare certamente tra gli alleati LGBTQ che maggiormente hanno supportato la nostra comunità.

“All the lovers” è, in maniera dichiarata, un tributo all’amato pubblico LGBTQ ed il video musicale lo conferma appieno.

Hanno cercato spesso di censurare la scena del bacio gay, ma lei ha sempre lottato affinché non succedesse.

Questa canzone disco-pop è perfetta anche dal punto di vista del testo: è rivolta a coloro che hanno amato e perso, ma che sono pronti a ricominciare.

Born this Way – Lady Gaga (2011)

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Instagram – Lady Gaga

Quando è uscito “Born This Way” di Lady Gaga, i fan LGBTQ e gender questioning che l’hanno ascoltato per la prima volta hanno trovato finalmente uno scudo contro l’insicurezza e contro la paura di non essere accettati. Finalmente qualcuno stava cantando ad alta voce, in tutte le radio e a livello planetario ciò che probabilmente ogni persona LGBTQ avrebbe voluto urlare.

“Born This Way” ovvero “essere nati in questo modo” è qualcosa che nessuno può e deve cambiare: il mondo intero deve in qualche modo capirlo.

Questa canzone è probabilmente quella a tema LGBTQ per eccellenza del nuovo Millennio, seppur abbia ricevuto molte critiche, soprattutto da altri artisti e colleghi che hanno visto in Lady Gaga un’imitatrice di Madonna e della sua famosa “Express Yourself”.

Tuttavia, il messaggio gay-friendly è più esplicito. Ad esempio, “don’t be a drag, just be a queen” proietta il pubblico lontano dall’immagine del travestitismo esagerato delle drag queen e più vicino, invece, ad una forma di celebrazione del benessere individuale. Inoltre, a differenza di “Vogue” e “Express Yourself” di Madonna, il cui target era più che altro l’ambiente liberale americano, “Born This Way” è rivolto chiaramente agli emarginati ed è un invito esplicito a loro di fare il mondo a propria somiglianza ed immagine.

Take Me To Church – Hozier (2013)

Hozier, canzoni lgbt
Instagram – Hozier

Una delle canzoni più di successo del 2013 è diventata, grazie al suo videoclip, una delle canzoni LGBTQ più amate di sempre.

Seppur il testo sia stato originariamente scritto dal cantautore in seguito ad una rottura con una delle sue fidanzate, il messaggio che Hozier ha voluto lanciare, con il commovente e impattante video musicale, è dichiaratamente contro l’omofobia.

“Take Me to Church” è il racconto di un amore omosessuale tra due ragazzi che viene respinto, bullizzato e violentato da squadroni antigay. Il riferimento alle leggi omofobe della Russia è chiaro, Paese dove ancora è impossibile vivere appieno il proprio orientamento omosessuale e queer in maniera tranquilla.

Il brano, più che essere contro la Chiesa, è contro quelle organizzazioni religiose che seminano l’odio.

Closer – Tegan and Sara (2013)

Closer è un brano delle due gemelle lesbiche Tegan e Sara, star indie sin dal 2007. Il singolo che ha fornito al pubblico LGBTQ è stato, tuttavia, questo.

Si tratta di una canzone d’amore che descrive l’attesa del primo bacio, prima che il tutto diventi fisico, sessuale. Ed è, come hanno affermato ripetutamente le gemelle durante i loro tour e le interviste, rivolta esclusivamente al pubblico LGBTQ.

L’album dove è contenuta questo brano ha avuto grande successo commerciale ed ha ottenuto ottime critiche.

Oggi possiamo ascoltare “Closer” di Tegan e Sara su qualsiasi playlist di Spotify dedicata al Pride Month.

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