Che succede in Russia a chi ‘tradisce’ la patria? Ce lo racconta il giovanissimo Dmitrij in un’intervista per Repubblica a cura dell’inviata Tonia Mastrobuoni.
Il ragazzo, rimasto orfano a quindici anni, dichiara di essere fuggito da un paese che tuttora non rende vita facile alle persone queer: “In Russia non si può dire che sei come me” dichiara il ragazzo ‘tradito’ dal cancelliere Olaf Scholz che in teoria avrebbe promesso accoglienza a tutti i ‘disertori’ della guerra in Ucraina.
Ma nella pratica oggi Dmitrij alloggia a Weidenberg, presso la Parrocchia di San Pietro e Paolo, sotto l’ala protettiva di Florian Lehnert e Stefan Leitenbacher, pastori cattolici, omosessuali dichiarati e sposati (oltre che parte delle comunità cristiane più progressiste al mondo).
Sotto l’espediente di un “asilo ecclesiastico”, Dmitrij è momentaneamente ‘protetto’ dal Regolamento di Dublino che oltre un lasso di tempo rispedisce i ‘disertori’ in patria. Ma tuttora l’ufficio per migranti ritiene che il giovane non ha nessun diritto di restare in Germania, e se l’asilo ecclesiastico non venisse più riconosciuto, la polizia potrebbe portarlo via da un momento all’altro.
Eppure all’aeroporto di Monaco, ha ricordato alla polizia russa le promesse di Scholz, : “Quando mi hanno interrogato, all’aeroporto di Monaco, io ho spiegato che la Bulgaria è filorussa, che io sono omosessuale e che ho paura ad essere mandato lì” spiega a Repubblica il giovane.
Prima di fuggire a Weidenberg, Dmitrij era scappato da San Pietroburgo fino al confine con la Georgia, in Krasnodar, ma ovunque permaneva una ‘tale violenza per le strade‘ da rendere la sua vita una costante corsa agli ostacoli. Dichiara: “Odiano gli omosessuali, non potevo dire chi ero, non potevo vivere la mia condizione liberamente“.
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