Sabato pomeriggio a tinte rainbow su Rai 3, con TvTalk che ha affrontato la mediaticità della legge contro l’omotransfobia vista attraverso gli occhi dei tanti personaggi dello spettacolo che hanno deciso di esporsi, chiedendone la calendarizzazione e l’approvazione.
In collegamento con Massimo Bernardini, conduttore, Luca Barbareschi, ex deputato della Repubblica tornato in tv, proprio su Rai3, con In Barba a Tutto, pochi giorni fa partito con il 6.1% di share. Invitato ad esprimere un’opinione sul DDL Zan e sulla campagna social che ha coinvolto direttamente diversi suoi colleghi, Barbareschi ha elargito dichiarazioni totalmente slegate dal DDL e senza alcun fondamento.
I social non stanno facendo assolutamente nulla, è peggio che alcuni comici per una battuta sviliscono un’argomentazione più intelligente, che è quella del problema dei gender. Problema molto complesso, affrontato dallo psichiatra americano Peterson, che l’ha pagata cara perché aver osato dire che c’è solo “lei” o “lui”, ma non esiste un terzo sesso. Non esiste in maniera genetica, l’hanno insultato, lo volevano radiare. Penso che il tema oggi, quello più importante di una società che avrà in un futuro delle figure che non sono essenzialmente uomini o donne è affrontabile, ma è un tema molto complesso che si ribatte su tantissime cose, sulle famiglie. Il paradosso, lo dico come provocazione, è che oggi è più seguito un LGBT che una famiglia normale, purtroppo è così perché fa notizia. Tu puoi essere un trans, metterti i tacchi, puoi fare quello che vuoi, ciò non toglie che tu sia un uomo.
Nessuna replica diretta da parte del conduttore e dei suoi analisti, se non il semplice sottolineare che “questo è un punto di discussione, sicuramente, che non c’entra tantissimo con il DDL Zan“. Eppure Barbareschi ha regalato in un paio di minuti appena una quantità di oscenità non indifferenti, in onda nel pieno pomeriggio del sabato Rai, davanti a 1.1 milioni di telespettatori, insultando gratuitamente la comunità transgender e intersessuale, nonché facendo chiara disinformazione sul DDL in attesa di calendarizzazione al Senato. “Come sempre, noi cerchiamo di semplificare una cosa molto complessa“, ha provato a ribattere Lella Costa, che ha poi giustamente sottolineato come “il DDL Zan non è questione di schieramento politico: è come dire che l’omosessualità “capita” solo a gente di sinistra. E non è così“.
E pensare che il servizio di lancio sul tema DDL Zan si era chiuso con questa frase di Giorgia Buran: “Ma nella pura efficace messa in scena televisiva, tra testimonial e dibattiti, tra chi è d’accordo e chi no, sembra esserci un grande assente: l’approfondimento“.
E sarebbe questo l’approfondimento corretto ed efficace? Gianmarco Capogna di Possibile se l’è chiesto, su Twitter, domandandosi come mai “in TV si continuano ad invitare persone contrarie al DDL Zan che (stra) parlano di noi e di cose che non sanno. Neanche ora le nostre vite di persone LGBTI valgono abbastanza per essere raccontate da noi stessi. Esistiamo, sappiamo parlare, possiamo autorappresentarci“.
A dir poco discutibile la replica social del conduttore Massimo Bernardini: “Sulle vite no, ma su un ddl passato alla Camera e fermo da 6 mesi in Senato forse sì. Rispetto la campagna di questi giorni, ma quello che serve è una mediazione per arrivare in aula, così che i senatori discutano e votino. Dibattito più largo possibile, se si vuole il risultato. Capisco la posizione, ma ci sono voci ragionevoli e sensate anche in chi chiede modifiche pur volendo la legge. Avvenire ne ha ospitate molte in questi giorni. È utile l’intransigenza se non porta a niente? Spiego la dinamica: affronto con un’ospite un tema di attualità in tv. Lui, purtroppo, devia il percorso e parla d’altro: è suo diritto, anche se la cosa non è da Tv Talk. Cerco di contenerlo e ricentrare il dibattito, forse non riuscendoci. Ma non siamo show da par condicio“.
© Riproduzione RiservataIn TV si continuano ad invitare persone contrarie al #DDLZan che (stra) parlano di noi e di cose che non sanno. Neanche ora le nostre vite di persone #LGBTI valgono abbastanza per essere raccontate da noi stessi. Esistiamo, sappiamo parlare, possiamo autorappresentarci. #tvtalk
— Gianmarco Capogna 🏳️🌈 (@gmarcoc) April 24, 2021
Sicuramente un trans è molto più uomo di tanti uomini eterosessuali che vanno a farsi scopare da loro ma che poi aprono bocca vomitando cazzate. Allora meglio due trans per certi soggetti almeno gli si tappa più di un orifizio! E mi meraviglio di Barbareschi esprimersi su certi argomenti. Non mi sembra che le famiglie abbiano meno di altre categorie anzi hanno più bonus loro di me single e frocio che pago i loro bonus e che mi ritrovo un cazzo di bonus. Ma per favore facciamola finita di fare i finti perbenisti. Tanto i figli non si fanno più, i matrimoni falliscono ma di quali famiglie si parla? Sarà colpa degli Lgbt? Beh io mi sento più maschio di certi coglioncelli girovaganti e sputasentenze. Ma poi povere donne infelici e insoddisfatte di certi uomini chiacchieroni e senza palle che non vanno più a mignotte ma a trans e questa è storia non si discute. Finiamola per cortesia! Con affetto.