I popolari tornano al potere in Spagna per la prima volta dai tempi di Aznar. Trainato dal netto vantaggio nei sondaggi fin dall’inizio, il leader del PP Mariano Rajoy ha conquistato la maggioranza assoluta dei seggi in parlamento mentre i socialisti hanno subito la più grave sconfitta della loro storia. Finisce così l’era del premier José Luis Rodríguez Zapatero che sebbene non si era ricandidato rimarrà un mito per la sinistra di tutta Europa, Italia compresa. Le sue riforme hanno infatti reso laico uno dei paesi più cattolici dell’intero continente e spingendo anche i paesi limitrofi a fare lo stesso. Anche gay e lesbiche italiani ci avevano creduto. Avevano pensato che uno Zapatero in Spagna potesse spingere un Romano Prodi in Italia ad introdurre se non le nozze gay almeno le unioni civili. Speranza deluse.
Ma ora anche in Spagna la comunità lgbt torna a preoccuparsi. Rajoy ha infatti condotto una campagna prudente, evitando di prendere impegni troppo netti. Ecco perché nei mesi scorsi si è assistito a un’ondata di matrimoni omosessuali: si teme che il nuovo leader di centrodestra possa cancellare questa e le altre leggi introdotte con coraggio da Zapatero. Già in agosto si erano registrate 143 nozze gay rispetto alle 110 dello stesso mese del 2010, e nel mese di settembre, nelle grandi città come Madrid, Barcellona o Valencia, gli aumenti sono stati del 40% rispetto al mese precedente. Nel 2005 infatti il Pp non solo aveva votato contro la legge che
autorizzava i matrimoni omossessuali, ma aveva anche presentato ricorso presso la Corte Costituzionale, che dopo sei anni non ha ancora emesso alcun verdetto. All’epoca numerosi esponenti del Pp avevano partecipato alle manifestazioni di protesta organizzate dalla Chiesa spagnola e non pochi sindaci conservatori avevano lanciato un appello alla disobbedienza civile, rifiutandosi di celebrare i matrimoni gay. Nonostante ciò, dal 2005 in Spagna sono state celebrate oltre 24.000 nozze gay, circa il 2% del totale dei matrimoni fra eterosessuali.
Rajoy dal canto suo ha detto che preferirebbe le "unioni civili" ma non ha chiarito che cosa farà. "E se suo figlio le dicesse, ‘Papà, sono gay e voglio sposarmi?" gli ha chiesto La Vanguardia. "Lo appoggerei". Parole che non chiariscono le intenzioni e che fanno temere gay e lesbiche che la Spagna possa diventare come la California abolendo un diritto che era stato introdotto precedentemente.
© Riproduzione Riservata