Una prima pagina storica, quella oggi pubblicata da Süddeutsche Zeitung, con un coming out di massa legato al mondo dello spettacolo tedesco.
185 attori e attrici hanno dichiarato pubblicamente di appartenere alla comunità LGBT+, mettendoci i propri volti, nomi e cognomi, le proprie storie professionali, appellandosi ad una maggiore diversità, ad un’inclusione reale nel mondo della TV, del cinema e del teatro.
Un manifesto comune per chiedere un cambiamento negli atteggiamenti e più personaggi LGBT nelle sceneggiature. “Fino ad ora non siamo stati in grado di parlare apertamente della nostra vita privata senza temere ripercussioni sulla nostra vita professionale“, hanno detto. Intervistati dal giornale, molti di questi attori hanno affermato di essere stati avvisati di non dichiarare la propria omosessualità, perché questo avrebbe impedito loro di poter ambire a ruoli eterosessuali.
“Siamo attori. Non dobbiamo essere ciò che recitiamo. Ci comportiamo come se fossimo quel personaggio, questo è il nostro lavoro“, hanno giustamente precisato, denunciando inoltre la sovrarappresentazione di uomini bianchi eterosessuali sia dentro che fuori dallo schermo. Tra i 180 volti spicca quello di Eva Meckbach, 40 anni, nota per i suoi ruoli in film come “Home for the Weekend” e in serie come “Tatort”. “La realtà dovrebbe essere tanto diversa sullo schermo quanto lo è nella vita reale … La società è molto più ampia e diversificata rispetto a quel che pensa chi prende certe decisioni“, ha denunciato.
Karin Hanczewski, 39 anni, altra star di “Tatort”, ha continuato: “Quando ne abbiamo parlato come gruppo, è diventato improvvisamente chiaro che era così che avremmo potuto cambiare qualcosa, come gruppo, come un unico grande gruppo“.
Se a Hollywood, grazie a produttori come Ryan Murphy, l’inclusione televisiva ha finalmente preso piede, con attori LGBT chiamati sempre più spesso ad intepretare personaggi LGBT (e non solo, vedi Luke Evans), è nel resto del mondo, Italia compresa, che l’industria dell’audiovisivo non ha ancora colto da che parte sta andando il mondo. Ruoli LGBT con il contagocce per attori che se dichiarati rischiano pesantemente di essere confinati ad un unico personaggio, con l’inevitabile e drammatica conseguenza della repressione forzata, della menzogna reiterata, della favola interpretata nella vita reale, come denunciato da Gabriel Garko pochi mesi or sono, confinato negli abiti dello sciupafemmine da set per quanto segretamente innamorato di un uomo tra le mura della propria abitazione.
Un’iniziativa di massa, quella tedesca, senza precedenti, che ci auguriamo possa smuovere le coscienze di chi ha l’onere ed onore di prendere determinate decisioni, andando finalmente oltre la sessualità di un attore, che in qualità di attore è chiamato a recitare, a tramutarsi in altro, che sia un assassino, un Pontefice, un premier, uno studente, un calciatore, etero o LGBT che siano. È finzione da set, e in quanto tale non dovrebbe abbracciare altro se non qualità puramente espressive. #Actout l’hashtag lanciato a sostegno di questo storico manifesto.