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Grindr alla sbarra anche in Norvegia: ha venduto i dati degli utenti

Orientamento sessuale, indirizzo IP, la posizione: sarebbero stati venduti milioni di dati.

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2 min. di lettura

Il Norwegian Consumer Council, l’ente a difesa dei consumatori, ha portato Grindr e Tinder in tribunale. In particolare l’app di incontri LGBT avrebbe diffuso i dati sensibili di milioni di utenti. Tra cui anche l’orientamento sessuale, oltre alla posizione GPS, il sesso, l’età, e l’indirizzo IP. Lo scopo, sempre lo stesso: realizzare delle pubblicità ad hoc per raggiungere e attirare tutto il mercato, senza lasciare escluso nemmeno un utente. Il problema è che Grindr e Tinder avrebbero portato avanti questa iniziativa senza informare gli utenti. 

Una violazione della privacy che l’ente governativo dei consumatori definisce folle, e che avrebbe violato anche le norme europee. Gli utenti, oltre a essere stati spiati, non avrebbero ancora alcun modo per evitare queste violazioni, permettendo all’applicazione di agire indisturbata. Con queste motivazioni, a Oslo l’app Grindr è salita sul banco degli imputati. Dovrà difendersi, assieme ad altre aziende che avrebbero acquistato i dati, da ben 3 denunce presentate dal Norwegian Consumer Council, da Noyb e da Schrems alla Norwegian Data Protection Agency.

L’accusa della Norvegia: le aziende pubblicitarie così scoprono tutto

L’attivista austriaco per la privacy Max Schrems ha cercato di spiegare la gravità della situazione:

Ogni volta che apri un’app come Grindr, le reti pubblicitarie ottengono la tua posizione GPS. Scoprono quale dispositivo usi. E persino il fatto che utilizzi un’app di incontri gay.

Grindr invece ha cercato di difendersi dall’accusa della Norvegia. Ha confermato aver implementato un sistema in modo che gli utenti possano autorizzare o meno l’invio dei propri dati a società terze per pubblicità. E hanno affermato:

Sebbene rifiutiamo una serie di ipotesi e conclusioni del rapporto, accogliamo con favore l’opportunità di essere una piccola parte in una conversazione più ampia su come possiamo evolvere collettivamente le pratiche degli editori mobili e continuare a fornire agli utenti l’accesso a un’opzione di una libera piattaforma. 

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