Un nuovo passo in avanti nel mondo della ricerca. Questa volta, il sorprendente risultato arriva dall’Istituto di Salute Carlo III di Madrid. I ricercatori, nel loro studio, hanno scoperto che alcune persone hanno dentro il loro organismo un gene che impedirebbe al virus dell’HIV di riprodursi, e quindi di diffondersi nel corpo. Una sorta di vaccino, che li rende immuni dall’infezione. La scoperta è stata ottenuta analizzando il sangue di 23 persone che soffrono di distrofia muscolare.
Infatti, la cosa strana è che questo gene è stato individuato in persone che soffrono di questo problema. E’ basato poco, ai ricercatori, capire quale collegamento ci sarebbe tra la distrofia muscolare, il virus dell’HIV e la sua diffusione. Inserendo il virus nel sangue, gli scienziati hanno notato che non riusciva a moltiplicarsi. Analizzando quindi la genetica, hanno notato il gene TNPO3, che nei campioni raccolti era mutato. Il gene TNPO3 è necessario per la diffusione dell’HIV nel sangue, ma è anche il responsabile della distrofia muscolare nelle persone che si sono adoperate per la ricerca.
Un gene che da l’immunità dal virus dell’HIV, in vista del 2030
E’ una soddisfazione per i ricercatori, che potranno cercare di utilizzare questo gene per creare l’immunità dal virus, in modo da debellarlo completamente, C’è però da capire il suo legame con la distrofia muscolare. Ma per il momento, si festeggia. José Alcami, un virologo che ha lavorato allo studio , ha dichiarato:
Questo ci aiuta a capire molto meglio il trasporto del virus nella cellula.
Dalle Nazioni Unite, invece, ricordano l’obiettivo prefissato per il 2030: zero nuove trasmissioni. Oltre a questo, c’è un secondo obiettivo, più recente: il 90-90-90 per il 2020. Entro l’anno prossimo, il 90% di tutte le persone che vivono con l’HIV saranno al corrente di avere il virus, il 90% di tutte le persone sieropositive riceverà la terapia antiretrovirale (ART) e il 90% di tutti coloro che sono in cura avranno la viremia a zero, quindi non saranno in grado di trasmettere il virus.
In attesa di questi risultati, le associazioni spingono per garantire a tutti i paziente la PrEP, facendo pressione affinché sia disponibile per tutti. Oltre a questo, è necessario percorrere la strada dell’informazione, istruendo le persone (soprattutto i più giovani) nei rischi che si corrono facendo sesso non protetto.
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