I farmaci a lento rilascio detti Long Acting (LA) rappresentano un’evoluzione non solo nel trattamento della patologia, ma anche nella prevenzione. Così anche nell’Hiv. Nuovi regimi, alcuni già una realtà per le persone con patologia o per chi è a rischio d’infezione, altri in fase di sviluppo: pillole una volta a settimana e iniezioni semestrali. Queste soluzioni cambiano il volto di una malattia storicamente legata all’idea delle pillole (quindi del ricordo di malattia e dello stigma), come viene ben spiegato nell’articolo pubblicato su Sanità 33.
“Non dover ricordare quotidianamente di avere un’infezione da Hiv. Oggi è già possibile utilizzando la somministrazione Long Acting ogni due mesi”, commenta Antonella Castagna, primario dell’Unità di Malattie Infettive dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano.
Questa è una grande liberazione per le persone che vivono con Hiv, che finalmente possono vivere senza pensieri la propria vita, contribuendo ad abbattere tutto quel bagaglio emotivo di stigma e pregiudizio con il quale si confrontano ogni giorno.
“Oggi si può prevenire l’Hiv con una iniezione una volta ogni due mesi. Questa innovazione accoglie in generale un bisogno sulla strategia di profilassi detta PrEP, che per essere di successo richiede aderenza. La Long Acting PrEP, dunque, rappresenta una concreta risposta” aggiunge Silvia Nozza, medico dell’Unità di Malattie Infettive dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano.
Perché Long Acting?
Dai lavori scientifici presentati alla Conferenza Mondiale sull’AIDS in corso a Monaco in Germania dal 22 al 26 Luglio, emerge che le ragioni espresse per scegliere i farmaci Long Acting in Hiv sono comuni sia tra le persone che sono in terapia perché HIV-positiv, sia tra quelle che assumono farmaci Long Acting perché vogliono prevenire il virus: poter socializzare di più, quindi vivere più libere nella società di riferimento, voler provare nuovi approcci farmacologici, ma anche non doversi portare dietro le pillole e quindi evitare il rischio di dover fare coming out sierologico, affrontando praticamente il grande e variegato tema dello stigma, che da sempre ha caratterizzato l’infezione da Hiv in modo più distintivo rispetto alle altre patologie.
“Più vicino alla cura”. Parole che si iniziano non solo a sentir dire, ma anche a leggere in qualche titolo di lavori scientifici presentati alla Conferenza Mondiale. Ma mentre aspettiamo una cura eradicante, la terapia Long Acting è quanto ci si avvicina maggiormente, ed è un’opzione già fruibile da pazienti e utenti.
Per non parlare poi del più scontato beneficio nell’avere maggior flessibilità nell’organizzazione della vita stessa. Pensiamo ai viaggi, agli spostamenti. Si possono evitare episodi di dimenticanza e inavvertita non aderenza del farmaco.
Vi sono infine alcune popolazioni più difficili da trattare, per problematiche di salute mentale piuttosto che per altre condizioni/situazioni che non consentono di dare all’HIV la giusta attenzione: parliamo delle popolazioni fragili in senso lato, dalle persone migranti a chi utilizza sostanze, da chi si trova in situazione di povertà a coloro che non hanno facoltà di scegliere di curarsi. Le terapie Long Acting, eliminando l’azione quotidiana dell’assunzione del farmaco, possono contribuire a dare una risposta concreta a questo mondo di pazienti “più difficili”.
La tecnologia Long Acting
Ma come è possibile tutto questo? Grazie a una tecnologia di somministrazione dei farmaci, che consente un rilascio graduale del farmaco attivo direttamente nel flusso sanguigno, nel corso di settimane o mesi, diversamente da quanto avviene per le compresse orali che entrano in circolazione dopo un passaggio nello stomaco e nell’intestino.
Che la rivoluzione Long Acting stia diventando una realtà è anche visibile dal fatto che nei principali consessi scientifici internazionali, le novità e le evidenze sull’argomento Long Acting disponibili alla discussione e dei ricercatori, sono sempre più numerose.
L’ultima Conferenza sui Retrovirus e sulle Infezioni Opportunistiche (CROI) dello scorso marzo, che si è tenuta a Denver (USA), che è il più importante appuntamento scientifico annuale sul tema, ha infatti ospitato numerosissime evidenze non solo riguardo a studi clinici tradizionali, ma a studi cosiddetti di vita reale, di pratica clinica. Anche altri antivirali in altri settori sono in sviluppo (epatite B e C), ma sono ancora in fase precoce. L’HIV, come spesso storicamente è stato, è pioniera in questo, essendo i farmaci Long Acting già disponibili.
In Italia…
A maggio 2024 cabotegravir Long Acting per il trattamento dell’Hiv ha compiuto il suo secondo compleanno nel nostro paese. Il costo di un regime terapeutico Long Acting è sovrapponibile a quello di un regime a somministrazione orale. Le difficoltà nell’accesso a qualunque specialità medicinale nel nostro paese non hanno giovato alla fruibilità di chi ne voleva, o poteva, o doveva usufruire.
Cabotegravir è ora in fase di valutazione presso l’Agenzia Italiana del Farmaco per la prevenzione dell’Hiv: la Long Acting PrEP è infatti reclamata a gran voce dalla Comunità Scientifica e dalle associazioni di pazienti, la cosiddetta Community, come testimoniato dall’ultimo Convegno ICAR di fine Maggio 2024 a Roma.
Tuttavia, la vera sfida dell’accoglimento della rivoluzione Long Acting è oggi rappresentata da un cambio organizzativo del sistema assistenziale, richiesto dalla necessità di dare risposte sia a chi vive con Hiv, sia a persone a rischio di infezione da HIV rendendo le terapie Long Acting davvero accessibili e fruibili da tutte le persone.
I contenuti proposti rientrano nella responsabilità esclusiva della redazione. ViiV Healthcare -con la quale Gay.it ha sottoscritto un accordo di media-partnership- non ha avuto alcun ruolo nella definizione e/o creazione degli stessi rispetto ai quali è totalmente estranea.
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.