Rimasta in silenzio per giorni e giorni, mentre il mondo intero la insultava, diffamava, dandole dell’uomo, Imane Khelif ha rilasciato un’intervista all’emittente Sntv, a poche ore dalla storica semifinale olimpica che le regalerà comunque una medaglia.
L’atleta algerina, diventata il volto di queste Olimpiade parigine a causa delle fake news divulgate dalla destra omobitransfobica internazionale a trazione putiniana, ha chiesto una sorta di ‘tregua’, perché si è andati oltre.
“Basta con questo bullismo, distrugge le persone”, ha sottolineato Imane, da una settimana al centro di insulti che “danneggiano la dignità umana“. Khelif, che da sempre gareggia tra le donne e che è fino ad oggi è stata sconfitta da nove donne in carriera, è stata attaccata da interi governi, con l’Italia di Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Ignazio La Russa, Eugenia Roccella e Daniela Santanché in testa, a soffiare sul fuoco delle bugie etichettandola pubblicamente come “uomo trans”, sulla pelle di una ragazza che ha visto schierarsi al suo fianco anche le associazioni intersex e la società italiana di endocrinologia.
“Ho inviato un messaggio a tutte le persone del mondo affinché sostengano i principi olimpici e la Carta olimpica, e si astengano dal bullismo nei confronti di tutti gli atleti. Può distruggere le persone, può uccidere i pensieri, lo spirito e la mente delle persone. Può dividere le persone. Per questo chiedo loro di astenersi dal bullismo”. “Sono in contatto con la mia famiglia due giorni alla settimana. Spero che non siano stati colpiti nel profondo“, ha proseguito Khelif. “Sono preoccupati per me. Se Dio vuole, questa crisi culminerà con una medaglia d’oro, sarebbe la risposta migliore”. “So che il Comitato olimpico mi ha reso giustizia, e sono felice di questo rimedio perché dimostra la verità”.
Il CIO si è infatti schierato al fianco di Khelif e della collega taiwanese Lin Yu Ting, a sua volta volata in semifinale e accusata di essere “un uomo”. Lo scorso anno entrambe vennero squalificate dai mondiali di pugilato dall’IBA, International Boxing Association poi smontata e fatta a pezzi dallo stesso CIO, perché guidata da un amico di Vladimir Putin che decise in prima persona di eliminarle dalla competizione, millantando test del DNA mai effettuati e dando il via alla gigantesca fake news della transessualità di entrambe. Ma sia Imane che Lin sono donne, nate donne, probabilmente segnate dall’iperandrogenismo, disturbo ormonale che causa un alto livello di testosterone.
Dopo aver sconfitto la collega ungherese Hamori sabato pomeriggio, e 48 ore prima vinto contro la nostra Angela Carini che si è ritirata tra le polemiche dopo neanche 50 secondi, Khelif è scoppiata in lacrime. “Non riuscivo a controllare i nervi. C’era un misto di gioia e allo stesso tempo ero molto colpita, perché onestamente non è stata una cosa facile da affrontare”.
Domani, 6 agosto, Imane sfiderà in semifinale la pugile thailandese Janjaem Suwannapheng. Mezzo mondo fa il tifo per lei. Volevano creare un mostro, hanno dato vita ad un’icona.
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