Un oro fantastico al termine di un’Olimpiade incredibile, difficilissima per le pressioni ricevute, tanto dall’interno quanto dall’esterno. Imane Khelif ha vinto l’oro nella categoria -66kg contro la cinese Yang Liu. Una vittoria netta, inequivocabile, con tutte e tre le riprese andate a Khelif, sostenuta dall’intero palazzetto del Roland Garros che ha gridato il suo nome per tutto l’incontro.
Agli ottavi l’altleta algerina aveva superato il turno grazie al ritiro tra mille polemiche e dopo neanche 50 secondi dell’italiana Angela Carini, presto diventata strumento politico da parte della destra di governo per vomitare transfobia. Imane, ambasciatrice Unicef e già celebre in patria ancor prima che esplodesse il caso olimpico, è arrivata in finale dopo aver sconfitto anche la pugile ungherese Luca Hamori, che le aveva dato dell’uomo e del mostro su TikTok, e l’atleta thailandese Suwannapheng.
Per due settimane Imane Khelif è stata pubblicamente insultata, diffamata, travolta dalle fake news russe architettate dall’IBU, che l’ha etichettata come un “uomo trans”. Volevano creare un mostro, da Salvini e Meloni passando per Trump, Orban, Musk, ma hanno creato un’icona, l’immagine di una donna che resiste contro tutto e tutti, oro campionessa olimpica. Imane, che solo pochi giorni fa aveva chiesto di mettere un freno al bullismo che l’ha travolta, è diventata la donna più famosa di Algeria. Fino a due settimane fa aveva poco più di 100.000 follower Instagram. Adesso è arrivata a 1.7 milioni. Il Paese intero si è fermato per sostenerla, per vederla trionfare.
Difesa dal CIO, dalle associazioni intersex d’Italia e dalla società italiana di endocrinologia, Imane è stata vittima dell’IBU, ex organismo pugilistico guidato da un amico di Vladimir Putin che ai mondiali del 2023 decise la sua squalifica e quella di Lin Yu-ting, millantando test del dna mai effettuati, causa livelli di testosterone troppo elevati. La stessa Carini, ha denunciato Giovanni Malagó, presidente Coni, ha subito pressioni dall’IBU affinché non salisse sul ring contro Imane. Alla fine la nostra pugile su quel ring c’é salita, per poi ritirarsi dopo il primo pugno preso e neanche 50 secondi di incontro. Una scenetta cavalcata dalla politica internazionale, governo Meloni in testa, per tornare alla carica contro Imane, il CIO e le Olimpiadi francesi.
Pur dinanzi all’evidenza, ovvero all’enormità della fake news costruita, l’IBU ha continuato ad etichettare Imane Khelif come “un uomo”, dando vita ad una surreale conferenza stampa in cui ha parlato di presunti dati mai pubblicamente mostrati e di test che a livello internazionale non vengono più utilizzati da 25 anni. Perché la determinazione cromosomica del sesso non corrisponde al sesso fenotipico. Lei ha resistito, sopportato, non si è mai piegata, non ha mai polemizzato, ha semplicemente chiesto di mettere un freno al bullismo. E ha vinto. Imane Khelif ha vinto le Olimpiadi di Parigi nella boxe femminile categoria -66 kg.
Com’era giusto che fosse.
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Ho letto tutti i vostri articoli passati sull'intersessualità. Proprio dagli articoli di approfondimento che avete pubblicato, pare evidente che l'intersessualità, come dice la parola stessa, è una condizione in cui non è possibile definire una persona come maschio o come femmina perchè sono presenti caratteristiche anatomiche e fisiologiche sia maschili che femminili (dipendendo dal singolo caso). Proprio per questo, quindi, nello sport dove le caratteristiche fisiche sono determinanti e dove la differenza di prestazioni è evidente tra i maschi e le femmine, andrebbero messe regole e controlli. La storia di Khelif questo ci dovrebbe insegnare. Certo non ci dovrebbe portare a dire che siccome ha (forse) organi genitali femminili allora è femmina.