Quando l’Islam considerava normale l’omosessualità

Da società inclusiva a profondamente omofoba: come l'islam è cambiato nei confronti dell'omosessualità.

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2 min. di lettura

Sappiamo che l’ala più estremista e integralista dei musulmani non ci pensa due volte a lapidare una persona omosessuale (sono ormai note a tutti le immagini dell’esecuzioni da parte dell’Isis, ad esempio). Non tutti però hanno una visione negativa dell’omosessualità, e anche nel passato ci sono molti indizi che dimostrano l’apertura dell’Islam nei confronti delle persone LGBT+. Ma come è capitato anche per il cristianesimo, nell’Islam quest’odio è subentrato molti secoli dopo. In realtà, nel 1858 era stato sancito che l’omosessualità non era un crimine. Anzi, veniva considerata una normalità. Come avveniva nella cultura greca. Questo punto lo si nota, ad esempio, nell’Impero Ottomano, che era appunto musulmano.

In tutti gli imperi legati all’Islam, era normale che gli uomini più ricchi e anziani facessero sesso con ragazzi più giovani, di norma senza barba. Questi venivano chiamati “amrad”. Erano per lo più le persone di un certo livello economico e culturale che potevano permettersi di avere rapporti con giovani ragazzi. Difatti, la cultura prevedeva che dopo essersi sposati ed essersi riprodotti, l’uomo poteva divertirsi come preferiva, che fossero uomini o donne.

Ma mentre gli amrad non sempre erano consenzienti, c’erano alcune persone che si radevano la barba per avere rapporti sessuali come gli uomini facoltosi. Questi venivano chiamati “mukhannas”, e che alcuni ricercatoti classificano come transgender. Radendosi la barba, si dimostravamo disposti ad avere rapporti. Naturalmente, l’omosessualità di quei tempi non è da associare a quella che viviamo o che conosciamo oggi, poiché “si trattava di patriarcato“, spiega l’imam gay Ludovic-Mohamed Zahed.

Anche nel Corano si fa riferimento all’omosessualità

Nel libro sacro dell’Islam, il Corano, si parla delle donne vergini che aspettano i martiri in paradiso. In quel punto, si parla di “houris”, ovvero donne. Ma il libro parla anche di “ghilman”, giovani immortali pronti a servire le persone in paradiso.

Lo stesso Maometto, il profeta, avrebbe sempre difeso le minoranze sessuali, ospitando in casa sua persone transgender e non binarie. L’imam Zahed spiega che Maometto proteggeva “queste persone da coloro che volevano picchiarle e ucciderle“.

Perché l’Islam è diventato così omofobo?

Ma come ha fatto una società così inclusiva a diventare profondamente omofoba? E’ sempre l’imam a spiegarlo. Come spesso accade, è stato a causa dell’arrivo di nuove culture, le quali hanno portato una mentalità diversa. Al tempo del colonialismo, l’Occidente vedeva un popolo inferiore, poco virile, facile da sottomettere. Proprio per non mostrare questo lato, gli uomini arabi deciso di dimostrarsi più potenti e virili. Si arrivò così alla repressione di donne e criminalizzare l’omosessualità, poiché non erano riconosciuti come veri uomini virili.

L’imam Zahed spiega ancora:

All’inizio del XX secolo, gli arabi si vergognavano della loro storia antica. Hanno cercato di purificarla, censurarla, per renderla più maschile. Non ci doveva essere nulla nella femminilità, nell’omosessualità o altro. Ecco perché oggi siamo come siamo. 

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