I professionisti socio-sanitari e gli utenti dei servizi sanitari sono d’accordo: le persone LGBT frequentemente si trovano di fronte a barriere culturali, discriminazioni e disuguaglianze quando accedono ai servizi sanitari. In ospedale insomma si viene ancora discriminati.
L’ha dimostrato di recente un nuovo studio internazionale a cui ha partecipato anche l’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona. I paesi che hanno preso parte allo studio in questione sono: Belgio, Bulgaria, Italia, Lituania, Polonia, e Regno Unito. Anche se le situazioni nei diversi Stati Membri sono differenti, lo studio ha messo in evidenza l’esistenza di significative differenze di salute, di barriere e di discriminazioni basate sull’orientamento sessuale, sull’identità ed espressione di genere e sulle caratteristiche sessuali delle persone LGBT. È previsto che i risultati dello studio vengano utilizzati per sviluppare uno specifico corso di formazione per professionisti socio-sanitari.
I risultati sono stati elaborati attraverso il lavoro condotto con i focus group organizzati con persone LGBT e con professionisti socio-sanitari nei sei Paesi dell’Unione Europea, ed è parte di un progetto di 24 mesi, iniziato ad aprile 2016. Lo studio è stato finanziato dal Parlamento Europeo e gestito dalla Commissione Europea, che ha firmato un contratto con un Consorzio di organizzazioni ed università.
Le esperienze condivise tra i partecipanti ai focus group hanno rivelato un’ampia varietà di diseguaglianze e barriere in ambito sanitario. I professionisti socio-sanitari coinvolti nel progetto hanno concluso quanto sia necessaria e urgente una formazione sistematica sulle tematiche LGBT, per tutti coloro che lavorano in ambito socio-sanitario.
© Riproduzione Riservata
Sarebbe interessante conoscere più nello specifico i problemi riscontrati anche se trattandosi di tutta Europa ci sarà di tutto e di più. Va detto che a volte alcuni medici, nel momento in cui ci sono problemi di vario genere nell’apparato digerente, tendono a mettere in secondo piano l’eventuale aspetto sessuale della questione considerandolo come qualcosa di opzionale (dal punto di vista eterosessuale) mentre per il paziente può essere una questione più prioritaria che però non viene capita.
Non penso che i paesi del panel possano essere davvero rappresentativi… Bulgaria… Polonia… ma scherzate vero? Se questo è il modo in cui l’europa spende i soldi… siamo messi bene.
Molto intelligenti i commentatori di Facebook…”a me non è mai successo, quindi è una caz*ata”, oppure “non ti chiedono mica l’orientamento sessuale”. Lo studio non afferma che tutte le persone LGBT subiscano discriminazioni in ospedale nel 100% dei casi, parla di una significativa differenza (in termini statistici) di trattamento: perciò il fatto che non succeda a voi o ai vostri amici è irrilevante. Inoltre alcune persone si presentano in ospedale con il compagno, e comunque l’orientamento sessuale può saltare fuori in tanti modi.
Un brutto mondo quello della sanità